Ticino e Grigioni

PFAS nell’acqua potabile a Sant’Antonino e Capriasca

La potabilità non è compromessa - L’inquinamento dovuto al cantiere della galleria del Monte Ceneri - Al Prà Tiro la concentrazione più alta nelle falde svizzere, ma sono state prese misure

  • 12 ottobre 2023, 16:13
  • 13 ottobre 2023, 08:01
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Le PFAS restano nell'ambiente molto a lungo

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Di: pon 

Un unico puntino rosso sulla mappa degli oltre 500 campioni prelevati dalle falde svizzere: è al Pozzo Prà Tiro, nel Mendrisiotto, che si registra la più alta concentrazione di sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) di tutte le acque sotterranee della Svizzera, stando ai dati diffusi oggi, giovedì, dall’Ufficio federale dell’ambiente. Si tratta di un caso noto già dal 2020 - anche se ancora oggetto di accertamenti da parte del Ministero pubblico - e per il quale sono stati presi provvedimenti: la qualità dell’acqua distribuita è garantita da specifici filtri ai carboni attivi che abbattono le PFAS.

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L'unico puntino rosso è in Ticino

  • UFAM

Contemporaneamente, però, sempre giovedì sono stati pubblicati i risultati anche di un secondo rapporto, quello elaborato dall’Associazione dei chimici cantonali svizzeri. In questo caso sono state prese in considerazione direttamente le acque immesse nella rete e i campioni provenienti da due Comuni ticinesi sono risultati contaminati dalle PFAS: si tratta di Sant’Antonino e Capriasca. I pozzi toccati sono rispettivamente il Boschetti e il Pezza. Non si tratta di quantitativi tali da comportare restrizioni alla potabilità. Ciononostante, verranno presi provvedimenti.

La presenza di PFAS è riconducibile - si precisa - al cantiere per la realizzazione della galleria ferroviaria di base del Monte Ceneri. Ne conteneva, quindi, del materiale utilizzato per l’opera. Le due falde erano già sotto sorveglianza dopo che la presenza di queste sostanze inquinanti era stata rilevata durante una campagna promossa dalla Sezione protezione aria, acqua e suolo sulle acque di drenaggio di depositi e discariche, stando a quanto si legge in un comunicato diffuso delle autorità cantonali ticinesi. Erano stati effettuati rilievi sia al deposito AlpTransit di Sigirino che al portale nord di Vigana.

I dati dei due studi

Lo studio dell’UFAM ha evidenziato tracce di PFAS in quasi la metà delle acque di falda svizzere, ma solo nel caso del Prà Tiro della PFOS (una delle più comuni fra queste sostanze) oltre i limiti attualmente vigenti in Svizzera di 3 microgrammi al litro. Nello studio dell’ACCS, invece, cinque diversi laboratori cantonali hanno analizzato 564 campioni provenienti da tutto il Paese e dal Liechtenstein, che coprono l’approvvigionamento di acqua potabile del 70% della popolazione. In 306 non si trovavano tracce, mentre in cinque casi si superava il valore di 0,1 microgrammi per il totale di 20 PFAS, valido nell’UE e anche la Svizzera - dal 2026 - dovrebbe rendere vincolante. Da notare che la Commissione UE propone di abbassare ulteriormente e di molto la soglia, a 0,0044 µg/l per la somma di 26 PFAS.

Cosa sono le PFAS

Le PFAS sono prodotti chimici organici completamente fluorurati o parzialmente fluorurati. Grazie alle loro proprietà idro- e liporepellenti e alla loro stabilità termica e chimica, vengono utilizzate in molti prodotti per la casa nonché nell’artigianato e nell’industria. Vengono utilizzate, per esempio, per la produzione di schiume ignifughe, impregnanti, imballaggi alimentari idro- e liporepellenti, padelle antiaderenti, indumenti traspiranti o sciolina. Si tratta di un gruppo di sostanze composto da diverse migliaia di prodotti chimici che rimangono nell’ambiente in modo persistente. In alcuni casi sono ormai vietate, come la PFOS, proibita in Svizzera dal 2011 se non per singoli casi eccezionali, ma che nel test è quella riscontrata più spesso.

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Notiziario delle 11:00 del 12.10.2023

Notiziario 12.10.2023, 11:08

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Sostanze inquinanti nelle acque di tre comuni

Il Quotidiano 12.10.2023, 19:37

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