Le celebrazioni della Settimana Santa hanno ritrovato i fedeli tra le mura delle chiese. In cattedrale a Lugano, sotto le molte mascherine, le preghiere di chi avrebbe voluto riunirsi in comunità con uno spirito diverso, più gioioso. E invece, dopo due anni di pandemia, è la guerra in Ucraina a segnare questa festività: "Non è la Pasqua che avremmo voluto celebrare un'altra volta, ora è la guerra", ha detto monsignor Valerio Lazzeri, vescovo di Lugano. Ha poi richiamato i fedeli ad agire ognuno secondo propri mezzi ogni giorno, con umiltà e perseveranza a favore della vita.
E nell’intervista rilasciata alla Rsi si è parlato proprio di questo periodo difficile per chi crede, ma anche per gli scettici.
"Magari lo stato d'animo è cambiato - ha riferito il vescovo - nel senso che speravamo di arrivare a gustare la libertà dalle restrizioni del Covid ed invece ci ritroviamo subito con una cappa che pesa sul nostro cuore. La Pasqua viene come un annuncio che ci tira fuori da questa cappa, ci dice che comunque noi possiamo credere che la luce è più forte del buio".
Un pensiero arriva anche a chi non ha il dono della fede. "E' vero che il dono della fede non può essere conquistato con le proprie forze, ma è anche vero che un uomo che onestamente si pone di fronte alla realtà può sempre non dare l'ultima parola alla sua paura e scoprire uno spazio interiore di libertà nel quale rimettersi in piedi e camminare".