Il Governo svizzero e quello italiano sono propensi a firmare in tempi rapidi una nuova intesa amichevole sul telelavoro: quella attuale cesserà il 31 gennaio ed è impossibile da prorogare perché scritta, formulata per l’emergenza pandemica. A riferirlo in una conferenza stampa direttamente dai banchi del Senato è stato il senatore varesino Stefano Candiani, collegato con il consigliere regionale lombardo della Lega Emanuele Monti.
Al lavoro la diplomazia, il Governo italiano ne è informato
Il senatore leghista ha spiegato di aver avuto un incontro oggi, lunedì, con la prima segretaria d’ambasciata Svizzera assieme al deputato luinese di Fratelli d’Italia, Andrea Pellicini. Scopo è proprio rilanciare una nuova intesa. Di questo è stato informato il ministro dell’Economia italiano, l’altro varesino, Giancarlo Giorgetti, il quale ha confermato - secondo le parole dello stesso Candiani - la volontà del Governo di procedere in questa direzione. I tempi, a differenza di quanto avviene per patti da ratificare tra Stati, potrebbero essere brevi, addirittura settimane perché si tratta di “intese cordiali”, che non devono essere parafati.
Piace il modello alla francese
Vi è comunque un passaggio politico che sarà fatto al Senato nel momento in cui sarà invece ratificato l’Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri, votazione che il plenum potrebbe fare già mercoledì 1° febbraio 2023. Il passaggio è il cosiddetto ordine del giorno a firma Lega e Fratelli d’Italia - PD e Movimento 5 Stelle ne presentano due simili a dimostrazione della volontà politica estesa - che "impegna il Governo ad adottare tutte le misure di propria competenza al fine di avviare con urgenza negoziati con il Governo della Confederazione svizzera, volti a disciplinare il ricorso al telelavoro da parte dei lavoratori frontalieri con modalità più ampie e agevoli rispetto alle limitazioni normative che torneranno in essere a decorrere dal 1° febbraio 2023". L’obiettivo dichiarato dai due rappresentanti di partito è quello di guardare all’accordo sul telelavoro in essere tra Svizzera e Francia, dove la modalità di lavoro “smart” è addirittura possibile fino a un massimo del 40% del tempo di lavoro annuale, senza che ciò comporti alcuna modifica in materia di imposizione dei redditi da attività lavorativa dipendente.
Un premio per chi resta in Italia
Vi è poi un emendamento che sarà inserito nella ratifica dell’Accordo che sostituirà quello del 1974, si tratta di una sorta di “premio” o bonus per quei lavoratori che restano a lavorare nella regione di frontiera ma dalla parte italiana. Un meccanismo che, seppur non in grado di replicare gli stipendi svizzeri, potrebbe disincentivare un nuovo flusso di arrivi di frontalieri in Ticino. La tassazione sui cosiddetti “nuovi frontalieri” porterà nelle casse dello Stato italiano un gettito che nel 2025 è stato calcolato in 1,6 milioni ma che dovrebbe cubare ben 221 milioni di euro nel 2044. La volontà è che questi soldi vengano ripartiti sugli stipendi dei lavoratori presenti nei Comuni di frontiera. Un sostegno a chi rimane a lavorare in Italia, in sostanza ed il concetto, ha spiegato Candiani in conferenza stampa, è un po’ quello della carta sconto benzina utilizzato in Regione Lombardia. Appena questo Accordo in sostituzione del precedente del 1974 arriverà per essere votato alla Camera, infine, Candiani e Pellicini intendono portare avanti il tema della “zona logistica speciale”. Il lavoro sopra descritto è stato sviluppato da deputati del varesotto. Da chi conosce quindi questa realtà come Candiani e Pellicini che per molti anni hanno anche esercitato come sindaci e che appartengono a partiti che sono “soci di maggioranza” dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
I primi cento giorni di Meloni
Telegiornale 27.01.2023, 21:00