Ticino e Grigioni

Perequazione: il Ticino rivendica

Declivio e frontalieri: sono i fattori che il Cantone propone di considerare per il calcolo delle risorse da distribuire

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08:05

Perequazione intercantonale, il Ticino chiede nuove regole

SEIDISERA 28.02.2025, 18:00

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Di: SEIDISERA-Marcello Ierace/ARi 

Da diverso tempo il Canton Ticino sta portando avanti una battaglia a colpi di formule e percentuali, che concerne la perequazione cantonale: si tratta del sistema, complesso, che ha la finalità di compensare i divari di sviluppo e soprattutto di ordine finanziario dei cantoni. Quelli finanziariamente più forti contribuiscono in qualche modo a evitare che i più deboli diventino ancora più deboli.

La perequazione sottende quindi quei principi, molto elvetici, ispirati alla solidarietà e al reciproco sostegno. In questo ambito “i cantoni di montagna” sono “in qualche modo favoriti, perché storicamente sono anche quelli più deboli dal punto di vista socioeconomico”, osserva il politologo Oscar Mazzoleni. Il sistema perequativo, che conosciamo da anni, riflette quindi un po’ “questo divario fra cantoni di montagna e cantoni urbani e di pianura”.

Il punto, però, consiste nel capire come considerare un cantone più o meno forte e, rispettivamente, più o meno bisognoso di sostegni. Zurigo, Zugo, Ginevra e Svitto, che beneficiano di importanti gettiti fiscali, sono quelli che distribuiscono più soldi, fino a più di 400 milioni di franchi annui. Il Ticino, che si colloca invece a metà classifica, ha ricevuto nel 2025 107 milioni di franchi: si tratta dell’ammontare più elevato degli ultimi 20 anni, se si considera poi che fino al 2022 non era mai stata superata la soglia dei 50 milioni.

Ma è scendendo in fondo alla graduatoria che, a detta del Consiglio di Stato ticinese, si rileva un’anomalia percepita come una vera e propria ingiustizia. Qui troviamo infatti i Grigioni, che sono un cantone alpino come il Ticino ma beneficiano di una cifra ben superiore, quasi sempre oltre i 230 milioni di franchi all’anno. C’è quindi il Vallese, che si colloca al penultimo posto e che ha ottenuto 878 milioni di franchi. Ultimo nella graduatoria Berna, che è sì un cantone erogatore di servizi, ma che per quest’anno ha anche ricevuto quasi un miliardo e mezzo di franchi dagli altri cantoni.

Ma come si fa ad arrivare a queste cifre, che possono davvero cambiare le sorti economiche di un cantone? “Ci sono fattori oggettivi, ma che poi sono soggetti alla negoziazione”, spiega Mazzoleni intervistato da SEIDISERA. E allora: “quanto pesa il fatto di essere un cantone di montagna, rispetto invece ad un cantone”, come il Ticino, “dove i salari sono più bassi e c’è un frontalierato più intenso?”. La ponderazione di questi fattori è quindi frutto di una negoziazione ed è chiaro che il Ticino “può rivendicare da questo punto di vista magari delle soluzioni diverse”, in modo da poter ricevere maggiori compensazioni.

Ticino: focus sulle rivendicazioni

Come stanno allora attualmente le cose? Per calcolare se un cantone abbia necessità o meno di aiuti si considera, fra i vari fattori, anche la sua altitudine media. Il Ticino ha sì montagne molto alte e località piuttosto discoste, ma la grande maggioranza della sua popolazione risiede in pianura ad una quota piuttosto bassa. Nei Grigioni, invece, gli agglomerati sono tutti ad una quota maggiore: ecco perché al cantone arrivano più soldi.

Il Ticino propone quindi di considerare ai fini del calcolo non solo la quota media ma anche il declivio, ossia la ripidità delle valli che rappresenta un fattore tutt’altro che irrilevante. Ma un fattore che secondo il Consiglio di Stato non viene abbastanza considerato è dato dai frontalieri: su questo aspetto “risulta penalizzante il fatto che per calcolare il potenziale fiscale, e quindi l’indice di forza finanziaria dei cantoni”, venga incluso il reddito generato dall’imposta alla fonte, “ma non il numero di frontalieri, quindi coloro che generano questo introito”, sottolinea Christian Vitta, precisando che questo “fa sì che il reddito pro capite del nostro cantone aumenti”: il reddito totale ticinese, in buona sostanza, viene diviso per 350’000 e non per 430’000.

Declivio e frontalierato sono quindi i fattori sottolineati dal Ticino. Ma si tratta di due obiettivi che debbono anche seguire percorsi ben diversi. Per il primo è necessaria una modifica della legge federale: qui però una revisione è stata appena fatta e la prossima sarà fra 4 anni. Per il secondo, invece, basta un’ ordinanza federale. Quindi, come spiega il responsabile del Dipartimento finanze ed economia (DFE), si può lavorare in tempi più brevi. Intanto “abbiamo avviato una discussione anche col Dipartimento federale delle finanze” e “lo faremo anche prossimamente a livello di commissioni che trattano questo tema a livello federale”.

Alla fine, però, tutto si risolve in un “gioco di equilibri fra cantoni che appoggiano questa misura” e altri “che la avversano”, afferma Vitta. Ce ne sono alcuni “in particolare di frontiera”, che sono pronti a sostenere la misura, “ma al momento attuale non è una maggioranza dei cantoni svizzeri”.

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