Lunedì il ministero pubblico ha chiuso le indagini contro i sei giovani che a Locarno, nella notte tra il 7 e l’8 ottobre scorsi, picchiarono un 26enne srilankese. Quattro degli indagati, d’età compresa tra i 22 e i 30 anni, verranno rinviati a giudizio: i due tuttora in carcere (difesi da Niccolò Salvioni e Giuseppe Gianella) per tentato omicidio; gli altri (rappresentati da Chiara Donati e Felice Dafond) per tentate lesioni gravi e – rispettivamente – rissa.
E rissa è pure lo stesso reato ipotizzato nei confronti degli ultimi due imputati, a carico dei quali ci si limiterà però a emettere un decreto d’accusa, proponendo direttamente una pena. Le parti avranno tempo fino a venerdì per domandare l’assunzione di ulteriori prove. Poi non rimarrà che attendere le decisioni del magistrato.
Sotto inchiesta, come noto, è finita pure la vittima del pestaggio, arrestata in novembre oltre San Gottardo dopo essersi resa irreperibile. Il richiedente l’asilo, sempre detenuto al penitenziario cantonale, è accusato a sua volta di tentato omicidio. E questo per avere brandito un coltello all’indirizzo del gruppetto, quando tutti erano ancora all’esterno della rotonda. Il suo procedimento penale – ha precisato la procura – verrà disgiunto.
L’uomo sostiene di non avere avuto con sé alcuna arma da taglio. Cosa che invece risulterebbe sia dalle dichiarazioni di imputati e testimoni, sia dalle immagini (per quanto non chiarissime) della videosorveglianza. Anche al momento del suo fermo, come in altre occasioni precedenti, era stato trovato in possesso di un coltello. Su di lui è in corso una perizia psichiatrica.