I danni causati dagli ungulati all’agricoltura in Ticino sono quasi dimezzati nel 2014, scendendo a 756'935 franchi accertati (-42%). Sono andati persi 50'000 chili di uva (-50%) e 1'600 di mais (-47%) e sono stati rovinati 65 ettari di prati, un terzo in meno rispetto a un anno prima. È quanto emerso dal bilancio della caccia tardo autunnale e invernale, presentato oggi (venerdì) dal Dipartimento del territorio. La diminuzione è il frutto di un’accresciuta pressione venatoria, con l’introduzione anche di un prelievo primaverile. Le catture di cervi in guardiacampicoltura sono state 158, 61 fino a fine marzo e 97 in seguito, un dato che rappresenta meno del 5% del totale, ma l’intervento permette di intervenire in modo selettivo dove vi sono problemi.
L’intensificazione degli abbattimenti non incontra il favore dei cacciatori, ma come illustrato in conferenza stampa il numero delle uccisioni non è determinato unicamente dall’effettivo della selvaggina, ma anche dalla protezione di aree forestali e agricole e delle proprietà private. Nella medesima ottica, è pronta una modifica di legge per creare una bandita di sulla cima nel San Giorgio ma nel contempo permettere nuovamente la caccia al cervo nel comprensorio, per contrastare l’aumento della popolazione, costante nell’ultimo decennio, e di riflesso dei danni arrecati.
pon/CSI
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