Due anni e mezzo di carcere, di cui solo uno da scontare. È questa la sentenza pronunciata martedì dal giudice Amos Pagnamenta nei confronti di un 63enne italiano domiciliato nel Luganese accusato di aver organizzato un anno fa l’omicidio dell’amante della moglie.
L’uomo aveva contestato le accuse che riguardavano l’intenzione di preparare l’uccisione, nonché la coazione. Sosteneva di aver tentato di procurarsi delle armi per far del male unicamente a se stesso. Secondo il presidente della Corte, invece, la pistola (che è poi risultata falsa) e un fucile servivano per far del male al nuovo compagno della moglie.
Secondo il giudice, infatti, gli intenti suicidali, che l’uomo aveva espresso quando la moglie gli aveva comunicato l’intenzione di lasciarlo, sarebbero stati superati col tempo. Pagnamenta ha inoltre ricordato che l’imputato ha mentito più volte durante le fasi processuali, minando così la sua credibilità.
Il 63enne è stato giudicato colpevole anche di atti sessuali con fanciulli, per aver scambiato materiale pedopornografico tramite diverse applicazioni di messaggistica.
La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo aveva chiesto una pena di quattro anni e due mesi di reclusione. L’uomo, in carcere già da 10 mesi, tornerà libero tra due.
RG 12.30 del 22.07.2024 - La cronaca con Marcello Ierace
RSI Info 22.07.2024, 12:55
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In aula si dice innocente, ma accusato di aver voluto uccidere l'amante della moglie
Il Quotidiano 22.07.2024, 19:00