La partenza della ditta DuPont Pioneer dal Ticino "era nell’aria: si sapeva che la società era oggetto di una fusione a livello internazionale tra grossi colossi", ma è comunque "un brutto segnale". È il commento del vicedirettore della Camera di commercio, Marco Passalia.
Tra i motivi dell'abbandono dell'azienda di Manno, filiale del più grande produttore americano di semi ibridi per l'agricoltura, è stata avanzata l'ipotesi delle ragioni fiscali. "È chiaro che ora il Ticino, come tutti gli altri cantoni della Svizzera, si trova ora nel contesto della riforma fiscale federale che porterà a delle modifiche soprattutto dell'aliquota sull'imposta degli utili per le aziende, e questo è probabilmente il tema principale", osserva Passalia. "Il margine di manovra del cantone immagino che sia comunque limitato proprio all'imposizione fiscale", aggiunge.
Il direttore del Dipatimento delle finanze, Christian Vitta, non si è detto particolarmente preoccupato da questa partenza. "Ci sono le condizioni quadro che un paese può mettere a disposizione. Tra queste condizioni quadro abbiamo la fiscalità ma abbiamo anche altri ambini come centri di ricerca e sviluppo che possono fare sinergie con attività aziendali".
Tuttavia, ora il comune di Manno dovrà fare i conti con un minor introito fiscale di otto milioni di franchi.
CSI/eb