Sette istituti toccati e una sessantina di ospiti positivi. Il coronavirus è entrato già in alcune case per anziani ticinesi, due delle quali risultano più colpite delle altre (per queste ultime si parla di focolaio), venerdì sera, infatti è arrivato il comunicato delle case anziani Don Guanella di Maggia e di Castel San Pietro, al cui interno si sono sviluppati i due focolai: la direzione specifica che sono 44 gli ospiti contagiati. A Maggia 7 ultranovantenni con patologie pregresse sono deceduti, mentre sono 45 i collaboratori positivi al test nelle due case. La direzione indica anche un ultracentenario guarito dal Covid. E ora la preoccupazione riguarda anche il personale, mentre c'è attesa per i test rapidi; test a tappeto - ed è uno degli insegnamenti tratti dalla durissima esperienza della primavera scorsa - per individuare i positivi al coronavirus nel tempo minore possibile.
La RSI ha intervistato Franco Tanzi - coordinatore del gruppo di lavoro delle case per anziani - per fare il punto sulla situazione.
"Diciamo che l'evoluzione da una parte sorprende, dall'altra sapevamo che, prima o poi, il virus sarebbe entrato nelle nostre case. In alcune case è entrato proprio con la caratteristica del focolaio e, in alcuni casi, invece, abbiamo casi sporadici. In grande misura abbiamo capito, ancora una volta, che è la fatalità che gioca. Nel senso che non conosciamo la via per la quale il virus è entrato, se attraverso i visitatori piuttosto con il personale (escludiamo che siano i fornitori, perché c'è un protocollo di protezione, dovrebbe essere veramente esclusa quella via)".
Preoccupazione anche per il personale
"Ora ci preoccupano le case che sono state maggiormente colpite e il personale, nel caso venga toccato dalla malattia, indirettamente o direttamente, bisogna che rientri a casa, o in isolamento o in quarantena. Noi facciamo tamponi su tutto il personale, questo è quello che abbiamo imparato dalla prima ondata. Non dobbiamo lesinare questi controlli proprio per identificare chi è portatore del virus o chi è ammalato".
Il caso di Ginevra, dove manca il personale
"Non vorremmo arrivare all'estremo di Ginevra dove i medici in quarantena (in buona salute, senza sintomi beninteso) vengono invitati a lavorare proprio perché manca assolutamente il personale. Quello che potremmo mettere in campo, piuttosto, è una forma di solidarietà tra case anziani, per prestarsi il personale o ricorrere a personale avventizio".
Numero elevato di asintomatici anche tra gli anziani
Anche tra gli anziani c'è un numero elevato di asintomatici "questo è sicuro, per questo le cifre sono relativamente alte. Noi ci aspettiamo qualche cosa dai test rapidi. Purtroppo in principio questi test non dovrebbero essere applicati su persone vulnerabili, come lo sono i nostri anziani, però il fatto di poter disporre, magari in un futuro, in condizioni particolari, dei test rapidi, permetterebbe di essere ancora più tempestivi per isolare i malati rispettivamente e il contagio".
Questo dunque il quadro, che comprende anche la volontà di evitare la chiusura delle strutture al pubblico, imposizione che aveva toccato gli anziani la primavera scorsa.
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