Unitas, l’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, è scossa da un caso di presunte molestie sessuali e presunto mobbing da parte di una figura di riferimento interna. È una storia complessa, che ha origini lontane ma i cui effetti permangono su alcune persone ancora oggi, almeno secondo alcune testimonianze che la RSI ha potuto raccogliere.
I fatti
Nel dicembre del 2019, il comitato di Unitas ha sollevato questa persona da tutte le cariche istituzionali e dai compiti svolti a titolo volontario per l’associazione. All’origine della decisione c’è una “situazione delicata” (così definita in alcune mail che abbiamo letto) che riguarda una collaboratrice. Il riferimento è a comportamenti inopportuni, molestie sessuali di tipo sia fisico che verbale, compresi palpeggiamenti e stalking.
L’uomo al centro degli episodi era un personaggio centrale di Unitas, uno dei pionieri che tanto si sono dati da fare negli ultimi decenni per migliorare la situazione dei ciechi e degli ipovedenti in Ticino. Una persona molto conosciuta e anche rispettata, che ancora oggi fa parte delle due fondazioni alla base di Unitas: quella in memoria di Tarcisio Bisi e Anita Gaggini, e la Fondazione Emma ed Ernesto Rulfo.
Ad oggi, però, non c’è stata alcuna denuncia, ma solo segnalazioni. Parlando con alcune persone coinvolte, sono emersi dei contorni di omertà e di paura di ritorsioni legati molto probabilmente alla figura di potere dell’uomo. In estate, una segnalazione dall’interno dell’associazione è stata inviata al Dipartimento della sanità e della socialità; in ottobre, dal DSS è passata alla polizia, che a fine gennaio ha stilato un rapporto. Di poche ore fa, invece, è la notizia di non luogo a procedere della magistratura ticinese, non tanto per i contenuti quanto per prescrizione.
Sul piano amministrativo, invece, il DSS valuterà come continuare. Vale la pena ricordare che Unitas percepisce poco più di 2 milioni di franchi di sussidi cantonali all’anno.
Le testimonianze
“Mi mettono in questa sala conferenze, mi siedo, aspetto un attimo e arriva. Si siede in faccia a me e subito sento le sue mani sulle mie ginocchia. Lì mi sono detta ‘oddio, cosa faccio?’”. A raccontarlo è una donna, utente di Unitas, che ha deciso di parlare alla RSI sotto condizione di anonimato. “In quel momento mi sono alzata e si è alzato anche lui, e mi sono sentita spingere verso il muro. Ha cercato di darmi un bacio, io ho voltato lo sguardo e lui mi ha detto: ‘Ah, i tuoi baci sono riservati a qualcun altro?’ E io ho detto ‘sì’. Allora lui in quel momento mi ha lasciata andare”.
L’uomo è associato anche ad accuse di mobbing, come raccontano altri due testimoni, ex collaboratori di Unitas.
La posizione del comitato
"Siamo a conoscenza di un caso in maniera precisa, si tratta di una signora che ha subîto delle molestie verbali e che di fatto si è ritenuta a posto rispetto ai provvedimenti molto drastici che abbiamo preso nei confronti di questa persona", fa sapere Dante Balbo, membro del comitato di Unitas. "Poi ci sono stati segnalati altri due casi, per i quali però le persone non hanno voluto fare nulla se non segnalare la situazione", ha aggiunto.
Il servizio, le testimonianze integrali e la posizione del comitato raccolti da Nicola Lüönd sono andati in onda nell’edizione di SEIDISERA del 15.03.2022. Riascoltala qui.