Ticino e Grigioni

Profughi e dimoranti ingrossano le città

Tutti i centri ticinesi hanno registrato un aumento di abitanti nel 2022 - Il demografo Elio Venturelli: "Prematuro individuare tendenze"

  • 18 gennaio 2023, 05:43
  • 24 giugno 2023, 03:40
Le città ticinesi in movimento, tra arrivi e partenze

Le città ticinesi in movimento, tra arrivi e partenze

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Di: Stefano Pianca e Letizia Oldrati

Cinque rondini annunciano che gli abitanti dei principali centri urbani ticinesi nel 2022 sono aumentati. Ma, secondo chi questi numeri li mastica per studio, è troppo presto per concludere che sarà vera primavera. Da Lugano a Locarno, passando per Chiasso, Bellinzona e Mendrisio, tutti evidenziano un trend demografico positivo che i rispettivi amministratori comunali hanno trasformato in messaggi di positività, quando non di marketing demografico: "Nel 2022 la popolazione di Lugano è cresciuta ancora", titolava nei giorni scorsi il comunicato uscito dall’Ufficio stampa di Piazza della Riforma 1, riferendosi a "una crescita significativa" di 1'211 unità per un totale di 67'797 abitanti. "La Città di Locarno cresce ancora", informava speculare lo stesso giorno, il 12 gennaio, l’Ufficio comunicazione di Palazzo Marcacci, annunciando la presenza in città di 16'715 anime, con un ulteriore aumento di 310.

Città ticinesi sempre più popolose

Il Quotidiano 17.01.2023, 20:00

Anche da Bellinzona arriva la conferma che nell’anno appena concluso c’è stata ancora una crescita di popolazione. Per le cifre ufficiali la capitale rimanda a una comunicazione che arriverà a breve, una volta che il Municipio ne avrà preso visione.

Una crescita d'importazione

A trainare l'aumento non è ovviamente il saldo naturale tra morti e nascite, che per tutti resta deficitario. A tal proposito Locarno parla di "notizie meno liete": "Le 'culle fiorite' sono state 100, con una diminuzione di 7 pargoli rispetto al 2021". Mentre i decessi sono stati 205. Anche a Lugano il rapporto tra chi viene al mondo e chi lo lascia "peggiora rispetto al 2021, passando da -151 a -275 unità". I decessi sono aumentati del 19,9%, le nascite dello 0,2%. Lo stesso dicasi per Chiasso, dove si sono registrate 35 nascite (+7), "un segnale decisamente positivo", commenta il Comune, ma il numero dei decessi, 114 (+9), appare schiacciante.

"Il calo delle nascite - osserva il sindaco di Lugano Michele Foletti - riguarda tutto il Ticino. Il nostro saldo risulta positivo unicamente grazie agli arrivi da fuori. Questo è un problema in un cantone che tendenzialmente continua ad invecchiare".

Decisivo, in generale, è stato il forte incremento di chi ha deciso di abitare nei centri. A titolo di esempio, a Lugano il saldo migratorio (tra chi è giunto e chi è partito) è passato da +195 nel 2021 a + 1'411 unità nel 2022 con un incremento del 24,8% di nuovi arrivi. In riva al Ceresio la crescita risulta percentualmente più limitata tra i domiciliati (variazione di 1'012 unità, +1,6%), mentre l’aumento più marcato è quello dei dimoranti. +106 (+8,9%). Anche a Chiasso quest’ultima categoria ha fatto registrare "aumenti notevoli": il totale è passato in un anno da 1'276 a 1'516, "soprattutto influenzato dalla crescita dei permessi B”. Gli stranieri risultano in forte aumento anche a Mendrisio dove la differenza annua segna + 345 unità.

La Lugano ripartita dopo la pandemia

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La mobilità, dice ancora Foletti, è una caratteristica di Lugano: "È una città molto dinamica. Abbiamo più del 20% dei movimenti della popolazione o all'interno dei quartieri o tra noi e altri comuni. Penso che ciò sia dettato dalle nuove costruzioni". Altro fattore che, secondo il sindaco, ha favorito l'aumento degli arrivi a Lugano è stata la pandemia, "gestita bene dalla Svizzera e dal Ticino": "Questo ha dato sicurezza a chi cercava una città dove vivere bene".

I confederati scelgono Locarno

Anche a Locarno, ricorda Nicola Pini, capodicastero Sviluppo economico e territoriale, la pandemia può aver avuto un ruolo nell'aumento di 300 abitanti: "Di questi un centinaio sono domiciliati, e tra loro l'80% è confederato. È forse anche una conseguenza del Covid che ha permesso a diverse persone da oltre San Gottardo di riscoprire Locarno per poi prendervi domicilio. Per i restanti 200 si parla di dimoranti stranieri e qui la guerra in Ucraina ha giocato un ruolo". Nel tratteggiare gli atout della sua città, il municipale, cita "la qualità dei servizi (non a caso negli ultimi anni sono aumentati i posti negli asili nido), la valorizzazione del territorio e della qualità di vita".

Locarno con la sua offerta di intrattenimento, anche d'inverno

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Numeri dilatati dai profughi

L’incremento degli arrivi non può tuttavia essere letto soltanto come un indicatore della ripresa economica, dopo il "congelamento pandemico" del 2020-21. Alla crescita della popolazione nelle città ticinesi nel corso del 2022 ha contribuito, in misura minore ma statisticamente significativa, anche chi - soprattutto donne e bambini - è fuggito dall'Ucraina in guerra.

Secondo i dati che ci sono stati forniti dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM), al 31 dicembre 2022 in Ticino c’erano un totale di 2'743 profughi con statuto di protezione S. Di questi, 1'193 risultavano residenti in uno dei cinque centri ticinesi.

Da questo punto di vista i numeri più alti si osservano a Lugano dove lo scorso anno sono giunti 780 ucraini. A questo flusso in entrata, se ne contrappone uno in uscita, con 226 partenze, a testimonianza di un’estrema mobilità. Nel complesso a fine dicembre la città contava 710 cittadini di nazionalità ucraina, con un aumento di 571 (ma i permessi S a Lugano, precisa la SEM, erano 638). In proporzione i profughi corrispondono all’1,047% della popolazione luganese (67'797). Il dato, come evidenzia il controllo abitanti cittadino, non determina tuttavia da solo l’aumento demografico complessivo che, anche senza questi arrivi, si sarebbe comunque verificato (fermandosi tuttavia a un tasso di crescita dello 0,96% contro l’1,8% effettivo). "Anche al netto dei rifugiati ucraini abbiamo avuto un aumento di oltre 800 unità - nota Foletti - ciò è molto confortante, nel senso che la tendenza è stata invertita".

Subito dopo Lugano si colloca Bellinzona, che - come riferisce la SEM - a fine anno ospitava 226 rifugiati con statuto S. Al terzo posto nella classifica dell’accoglienza troviamo Chiasso, dove i dimoranti stranieri con statuto di protezione S erano, secondo l’ufficio l’Ufficio controllo abitanti, a fine dicembre 147 (o 152, secondo il dato fornito dalla SEM). Nella cittadina di confine i profughi rappresentano quasi il 10% del totale dei dimoranti (1’516) e l’1,9% della popolazione complessiva.

La quarta città che sta accogliendo più gente in fuga è Locarno, dove i dimoranti con statuto S al 1 gennaio erano 84, tutti - precisa l’ufficio controllo abitanti - cittadini ucraini (la SEM riferisce invece di 92, ma la sostanza non cambia). Sul totale degli abitanti (16'715) di Locarno, i rifugiati rappresentano poco più dello 0,5%. Se a Lugano quasi metà dell’aumento di popolazione può essere ricondotto al conflitto ucraino, sulle sponde del Lago Maggiore il contributo alla crescita cittadina è inferiore, ma significativamente si avvicina al 30%.

Sul fronte dell’accoglienza Mendrisio si colloca grossomodo alla pari con Locarno. I dimoranti stranieri con statuto S nel Magnifico Borgo, a fine anno, erano 78, pari allo 0,49% della popolazione totale (85, secondo la SEM).

"Prematuro indicare tendenze"

Questi fattori eccezionali inducono gli esperti a non trarre conclusioni affrettate su una ripresa della crescita demografica che, sul piano cantonale, si è interrotta con il picco nel 2016 a 354'375 abitanti, partendo dai 265'652 nel 1980. Negli ultimi anni è subentrato un sensibile calo fino ai 350'986 abitanti nel 2020 e una risalita a 352'181 nel 2021.

Secondo il demografo Elio Venturelli, già responsabile dell’Ufficio cantonale di statistica (USTAT), è prematuro trarre conclusioni dagli ultimi dati dei centri urbani: "Si può capire la soddisfazione delle autorità comunali nel segnalare finalmente una tendenza positiva. Essa - dice - non va però enfatizzata". Da un lato, l’esperto evidenzia una discrepanza tra i dati forniti dalle cancellerie e quelli dell’USTAT, dall’altro, il fatto che "l’informazione riveste anche una connotazione di ‘marketing demografico’, in particolare se per i principali capoluoghi si assiste ad una ripresa, dopo diversi anni di calo. La prudenza è d’obbligo".

L’informazione riveste anche una connotazione di 'marketing demografico'

Elio Venturelli

In un periodo di incertezze, come l’attuale, "segnato dalla pandemia, dall’arrivo di profughi e da un’immigrazione economica tutta da interpretare, individuare delle tendenze è prematuro", sottolinea Venturelli. A tal proposito lo studioso cita le reazioni generate dal calo della popolazione ticinese negli anni 2016-19: "Si è parlato di declino demografico, di malessere economico, di cambiamento epocale, di 'deserto Ticino' o di un cantone senza futuro. Nel 2020 la popolazione ha però ripreso a salire".

Per Elio Venturelli la recente crescita nei principali centri andrebbe contestualizzata a livello regionale e cantonale: "L’analisi sul lungo periodo mostra un Luganese e un Mendrisiotto in difficoltà. Le migrazioni interne favoriscono un Bellinzonese in continua crescita. La fuga dei cervelli, unitamente a quella dei pensionati, caratterizza però tutte le regioni. Come pure la denatalità. Forse più che sulla crescita dovremmo chinarci maggiormente sugli equilibri intergenerazionali".

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