Da 4’500 a 2’500 militi della Protezione Civile dal 1° gennaio 2026: la drastica riduzione avverrà in Ticino se non verranno adottate misure per favorire le incorporazioni. A rischio ci sono eventi come Slow Up e il Tour de Suisse e una minore disponibilità in caso di interventi d’urgenza. Da anni l’emorragia di militi è una costante, la colpa è del calo demografico ma anche di un esercito dai reclutamenti in crescita.
Per risolvere la situazione, il Consiglio federale propone interventi su due fronti. Innanzitutto introducendo l’obbligo di prestare servizio nella protezione civile per chi non ha ancora assolto la scuola reclute entro il 25esimo anno d’età. In Ticino l’attesa è rivolta soprattutto al secondo intervento proposto da Berna, ossia obbligare chi sceglie il servizio civile ad assolvere 80 giorni nella Protezione Civile. Una proposta ritenuta più interessante da Ryan Pedevilla, capo Sezione militare e protezione della popolazione del Ticino, perché garantisce una riserva strategica di persone disponibili in ogni momento a entrare in azione al bisogno.
Come detto, non si escludono però voci contrarie o addirittura un referendum e nel frattempo la Protezione Civile ticinese inizia a tratteggiare i primi scenari di crisi anche solo per interventi di pubblica utilità, come riferisce Pedevilla. Il servizio completo nel video de Il Quotidiano.