Davvero non brilla la Svizzera italiana sullo storico palmarès del premio Wakker. Finora, infatti, l'ambita distinzione è stata assegnata unicamente a tre località della regione. L'attribuzione più recente, a Bregaglia, risale al 2015. Ma per quanto attiene al Ticino il premio è andato finora solo a due comuni: Avegno, nel 1982, e Monte Carasso, nel 1993. Non molto, in oltre 50 anni di storia di questo riconoscimento, che sottolinea l'impegno nella gestione del patrimonio storico-architettonico sul territorio.
Da ben 30 anni a questa parte, in buona sostanza, le località ticinesi non riescono a mettersi in luce. Un dato singolare, se si considera la vastità del patrimonio architettonico in Ticino. Quali, allora, le ragioni? Giriamo l'interrogativo a Michele Arnaboldi, che proprio 30 anni fa partecipò, insieme a Luigi Snozzi, alla pianificazione di Monte Carasso, poi premiata. "È strano che non riusciamo a valorizzare maggiormente nella nostra storia i nostri valori e anche le nostre capacità di realizzare un territorio migliore", commenta l'architetto e urbanista, oggi docente all'Accademia di Mendrisio.
Il premio Wakker a Lichtensteig
SEIDISERA 10.01.2023, 19:38
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Secondo Arnaboldi, non è certo il premio Wakker ad aver posto l'asticella troppo in alto. "Penso che in Ticino ci siano altrettante capacità per raggiungere" quei risultati che ogni anno vengono evidenziati dal premio. Ma il punto è che "siamo un po' vittime di un sistema estremamente complesso e articolato, che non favorisce più l'innovazione", aggiunge l'architetto.
Sotto questo profilo Arnaboldi chiama in causa un forte degrado del territorio, ma anche gli effetti negativi di certe pianificazioni. "Siamo vittime di piani regolatori obsoleti, che non permettono più l'innovazione: una quantità enorme di regolamenti che imprigionano la creatività". Per questa ragione la qualità in Ticino dei progetti "non è più così all'altezza come una volta". A titolo di paragone Arnaboldi ricorda proprio l'esperienza di Monte Carasso: con Luigi Snozzi che proprio su questo progetto "lavorava con la libertà anche di poter sbagliare" e di "cambiare subito il piano regolatore". All'epoca, insomma, c'era una necessaria flessibilità.
E oggi? Nonostante la deturpazione del territorio, Arnaboldi ravvisa comunque molte possibilità di recupero. "Il nostro territorio", osserva, "è ben definito spazialmente. E se penso ad una zona padana dove i riferimenti sono meno precisi, noi abbiamo un territorio incredibile". Ci sono allora tutti i presupposti per costruire un futuro migliore. "Non dobbiamo dar colpa a nessuno. Semplicemente dobbiamo ripensare e ricominciare con nuove energie a valorizzare il nostro territorio", conclude l'architetto.
Premio Wakker
Telegiornale 10.01.2023, 21:00