Il 10 febbraio, oltre che sul tema federale, i cittadini ticinesi saranno chiamati a pronunciarsi su quattro modifiche della Costituzione cantonale, tre delle quali hanno l'appoggio del Consiglio di Stato.
La prima, appoggiata dal Governo, riguarda il voto dei ticinesi residenti all’estero che, secondo il nuovo articolo, sarebbe possibile se il cittadino possiede l’attinenza di un Comune ticinese, si è annunciato alla rappresentanza svizzera nel paese di residenza e ha avuto una località ticinese quale ultimo domicilio nella Confederazione. Per i favorevoli il cambiamento assicurerebbe un catalogo elettorale corretto e aggiornato, con l'unico onere aggiuntivo di doversi annunciare alla locale rappresentanza svizzera. Secondo i contrari rappresenta invece una riduzione delle possibilità di esercitare i diritti politici a livello cantonale e comunale dato che la maggior parte dei cantoni non permette il voto su questi piani per i loro cittadini all'estero.
La seconda modifica, sulla quale l'Esecutivo non si pronuncia, prevede una modifica dei termini per la raccolta di firme per iniziative popolari e referendum a livello cantonale. Per il referendum facoltativo, il periodo per raccogliere 7'000 firme sarebbe portato da 45 a 60 giorni, mentre per un'iniziativa legislativa lo stesso numero di sottoscrizioni dovrebbe essere raccolto in 100 giorni e non più 60. Per un'iniziativa costituzionale i giorni per raccogliere le 10'000 firme passerebbero da 60 a 100. I favorevoli ritengono che il maggior tempo a disposizione permetterebbe di allinearsi alle richieste degli altri cantoni e di tenere conto delle maggiori difficoltà nella raccolta delle firme dall'introduzione del voto per corrispondenza, che ha nettamente ridotto il numero di persone che si recano ai seggi, luogo privilegiato per la raccolta di firme. I contrari sottolineano invece che il numero di domande di iniziative e referendum non sono diminuite negli ultimi e anni, con quattro su cinque che riescono a raccogliere le sottoscrizioni necessarie.
Il cambiamento successivo permetterebbe ai cittadini di esprimersi sulle varianti di una modifica costituzionale, che potrebbero quindi, di fronte a temi particolarmente controversi, scegliere quale soluzione sia più adeguata, e disporre di un’alternativa al semplice abbandono del progetto.
L'ultima modifica sottoposta al voto prevede che i promotori di un'iniziativa popolare generica non possano più imporre un una votazione popolare su un testo adottato dal Gran Consiglio che corrisponde alla loro proposta, come nel caso dell'iniziativa elaborata. Resterebbe comunque la possibilità di promuovere una domanda di referendum. Il cambiamento, per i contrari, rimuoverebbe una possibilità di verifica popolare sulla fedeltà del testo elaborato dal Legislativo alla proposta dei promotori. I favorevoli affermano invece che la modifica permetterebbe di semplificare, senza limitarli, l'esercizio dei diritti popolari e che il Gran Consiglio è già obbligato a proporre un testo conforme all'iniziativa generica. Nel caso la volontà degli iniziativisti non fosse rispettata vi è la possibilità di ricorso al Tribunale federale.
Le votazioni del 10 febbraio
Il Quotidiano 16.01.2019, 20:00