Il presunto jihadista di Lecco Abderrahim "Raim" Moutaharrik, in carcere dalla scorso aprile, da oggi, martedì, dovrà rendere conto della sue azioni alla giustizia. A Milano si apre infatti il processo a carico del kickboxer di origini marocchine, già campione svizzero che si allenava a Canobbio. Con la moglie e altri coimputati deve rispondere di terrorismo internazionale per presunti legami con l’autoproclamato Stato islamico.
Tutte e quattro gli imputati (sulla base degli atti e con la prospettiva di beneficiare dello sconto di un terzo della pena in caso di condanna) hanno chiesto il rito abbreviato.
Stando al materiale riunito dalla sezione antiterrorismo della DIGOS, il 28enne Moutaharrik lo scorso aprile avrebbe ricevuto un ordine dal Califfato tramite WhatsApp: "ascolta lo Sceicco, colpisci! (...) fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo 'Allah Akbar'". Tra gli ci sarebbero stati Roma e il Vaticano. Nel corso delle indagini i coniugi Moutaharrik hanno sempre negato di voler entrare in azione in Italia. Hanno però ammesso di avere contatti con le milizie IS dalle quali avevano ottenuto la cosiddetta tazkìa. Ma il lasciapassare, assicurava il loro difensore, l'avvocato Francesco Pesce, non gli serviva per abbracciare la lotta, ma perché avevano bisogno di entrare nei territori controllati dagli estremisti islamici per aiutare i civili.
Diem/RG