Ticino e Grigioni

Rapinato e picchiato, Toni racconta la sua odissea

L’atleta paralimpico ha reso pubblica la sua vicenda, accaduta ad ottobre, per “sensibilizzare su una presa a carico più attenta delle persone disabili”

  • Oggi, 18:01
  • 8 minuti fa
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Quando le vittime di aggressione sono disabili

SEIDISERA 12.02.2025, 18:00

  • Foto Antonio Milano
Di: Francesca Calcagno 

È il 17 ottobre 2024, una serata uggiosa ed è già buio. Sulla strada pedonale che costeggia il lago da Minusio a Tenero ci sono pochissime persone. Antonio Milano, atleta paralimpico conosciuto come “Toni il Guerriero”, è a passeggio con la sua cagnolina. Incontra due ragazzi che gli gridano “dove vai?”, “cosa fai?”, cominciano a strattonare la sua sedia a rotelle finché non gli puntano un coltello al petto. Dopodiché gli rubano quel poco che si era portato con sé, lo scaraventano a terra e, soltanto quando una giovane si avvicina in bicicletta, scappano. “È stata la mia fortuna”, racconta Toni alla RSI. Ci sono voluti mesi affinché trovasse la forza di parlare pubblicamente della sua esperienza e lo ha fatto perché vuole sensibilizzare gli enti di primo intervento sull’accoglienza di una vittima di aggressione, ancor più se disabile.

L’esperienza al pronto soccorso

Dopo la rapina, scioccato, Antonio Milano si “rifugia” in casa poi si rende conto dello stato psicofisico in cui versa e chiede ai suoi vicini di accompagnarlo al pronto soccorso La Carità a Locarno. La strada è ancora in salita. “È andata malissimo, ho visto tantissimi specialisti, ognuno ha fatto il suo dovere di medico, ma non capivo chi era il referente, hanno sottovalutato quello che mi era successo e il mio stato d’animo”.

Per finire - stordito - viene dimesso dopo diverse ore con un formulario da compilare e spedire al Ministero pubblico. E questo nonostante abbia chiesto più volte di parlare con la polizia. Solo il giorno dopo riesce a contattare degli agenti, e dopo varie peripezie, trascorsi quasi dieci giorni viene chiamato per un interrogatorio. Anche lì l’approccio è burocratico. Scriva qui, firmi là.

Antonio, senza polemiche, ci ha raccontato quanto sia complicato per una persona con disabilità andare in ospedale perché ci sono tante barriere da superare, burocratiche e mentali. Abbiamo scelto di raccontare la sua storia dopo aver visto tutte le carte che ha dovuto riempire, il decreto di sospensione della procura che dice che le indagini (per ora) non hanno permesso di trovare i suoi rapinatori, abbiamo visto la traccia delle telefonate che ha fatto.

Il suo obiettivo, lo ripetiamo ancora una volta, è sensibilizzare gli enti di primo intervento perché, afferma, “trovo giusto che una persona diversamente abile venga trattata come una persona normale, ma oggettivamente abbiamo un problema (fisico o mentale) che non si può sottovalutare”. Anche perché esperienze simili per persone che hanno già una disabilità seria rischiano di portare all’isolamento. “È successo anche a me una decina di anni fa”, ci ha detto, spiegando che da 13 anni è in sedia rotelle a causa di una malattia rara.

L’EOC: segnalateci ciò che non ha funzionato

Alessandro Bianchi è un medico specialista della Carità di Locarno. Ha incontrato Antonio Milano dopo il suo passaggio in pronto soccorso e ha raccolto le sue sensazioni, che alla luce delle verifiche interne, ritiene legittime. Ha detto alla RSI che hanno voluto ascoltare Toni in modo che “quello che è successo sia da esempio, così da metterci in una posizione di ascolto maggiore e di presa a carico più adeguata soprattutto dei bisogni personali”. Dal punto di vista medico infatti nessuno ha da recriminare.

Sull’esperienza di Antonio Milano abbiamo sollecitato anche la polizia cantonale, la quale - ripercorrendo i fatti - conclude invece la sua mail dicendo di “non ravvisare lacune nella presa a carico”.

Tornando in ambito sanitario. Anche grazie al racconto di Antonio sono stati creati dei protocolli d’accoglienza; e poi c’è un gruppo di lavoro nato dalle segnalazioni delle associazioni che difendono gli interessi delle persone con disabilità, fisiche e mentali. L’obiettivo è facilitar loro la vita negli ospedali. Danilo Forini che è il direttore di Pro Infirmis invita tutte le persone con disabilità a raccontare all’Ente Ospedaliero Cantonale le proprie esperienze, buone o cattive, in modo che i referenti nei vari ospedali possano adeguare gli strumenti di presa a carico.

Lo scorso autunno, ad esempio, è stato pubblicato un modulo d’ammissione per adulti con disabilità (lo trovate qui sotto allegato). Dovrebbe dare indicazioni importanti ai curanti. È però ancora poco conosciuto. “Le misure messe in atto devono essere più conosciute, e le persone con disabilità devono sapere che possono richiedere un trattamento adatto ai loro bisogni”. “È un lavoro che è all’inizio, che continua e spero che si possa continuare a sensibilizzare sul tema”.

  • Il nuovo formulario dell'EOC.pdf
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