Come fanno i Comuni a lanciare un referendum? Una domanda diventata d’attualità dopo l’approvazione della riforma fiscale da parte del Gran Consiglio martedì. La nuova legge prevede un taglio delle imposte cantonali, che si traduce in entrate minori per i Comuni, che riceverebbero in totale circa 46 milioni di franchi in meno.
Ogni Comune ticinese, deve dunque capire l’impatto effettivo che la riforma ha sulle loro finanze. Dopo il lancio del referendum popolare da parte del comitato “Stop ai tagli”, anche i Comuni potrebbero decidere di fare lo stesso. Fatta eccezione per Lugano, che ha già annunciato che non si opporrà alla nuova legge tributaria.
In Ticino necessari almeno 22 Comuni
Lo strumento del referendum viene raramente usato dai Comuni, l’ultima volta è stata una decina di anni fa, quando 68 di essi si erano opposti alle modifiche della legge sulle tutele e curatele. Ma come funziona un referendum che parte dai Comuni? Pervin Kavakcioglu l’ha chiesto a Francesco Catenazzi, responsabile dei Servizi giuridici del Consiglio di Stato. Per poter essere lanciato, in Ticino sono necessari “almeno un quinto dei Comuni” presenti sul territorio. Dunque almeno 22.
“I Comuni possono decidere, mediante una norma nel loro regolamento comunale, di attribuire la competenza di esercitare questo diritto al Municipio. Altrimenti ad occuparsene è il legislativo comunale”, spiega Catenazzi. In quest’ultimo caso l’iter è più lungo e bisogna muoversi velocemente. Infatti, la richiesta di referendum va depositata alla Cancelleria dello Stato entro 60 giorni dalla pubblicazione sul Foglio ufficiale della decisione presa dal Gran Consiglio.
I Municipi che hanno la delega possono quindi prendersi il tempo per decidere cosa fare. In diversi stanno già raccogliendo i dati per capire l’impatto che avrebbe la nuova legge. In seguito, la questione verrà valutata durante la seduta di Municipio. In alcuni casi forse già la prossima settimana.
Sgravi fiscali ai ricchi: la posizione dei Comuni
SEIDISERA 15.12.2023, 18:30
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