Gli scenari per il futuro non sono incoraggianti e il rischio concreto è quello di una terza ondata. A dirlo è un documento della Clinica Moncucco presentato negli scorsi giorni alle autorità cantonali ticinesi.
Partendo dai dati rilevati tra il 5 ottobre e il 5 dicembre sono stati simulati quattro possibili scenari di ripresa della crescita dei contagi. Secondo il rapporto un aumento dei casi è da ricondurre principalmente a una riduzione della prudenza, alla possibilità di avere maggiori contatti sotto le feste e anche al minore numero di persone che vanno a farsi testare, soprattutto tra i giovani.
“Non so se si può chiamare terza ondata visto che dalla seconda non siamo mai rientrati. Quello che stiamo constatando è già un nuovo aumento dei casi” spiega il direttore della Clinica Moncucco Christian Camponovo, “di conseguenza ci aspettiamo tra qualche giorno un aumento dei ricoveri e poi dei decessi”. Il clima freddo, poi, contribuisce a peggiorare il tutto.
Quindi un aumento anche minimo del tasso di riproduzione R0 porterebbe a un numero totale di infezioni molto più elevato rispetto alle settimane scorse.
Gli scenari elaborati dalla Clinica Moncucco
Nel dettaglio, lo scenario 1 prevede un picco nell'ultima settimana dell'anno di 3'260 casi in sette giorni, lo scenario 4, il peggiore, un picco di 7'500 casi. L'impatto sul sistema sanitario ticinese – secondo il documento - potrebbe portare nel migliore dei casi a 45 ricoveri giornalieri per la settimana dopo Natale (attualmente sono una ventina), mentre nello scenario peggiore a oltre 100 ricoveri giornalieri per una settimana, 1'000 ospedalizzati in tutto, di cui 160 in terapia intensiva. Sono una cinquantina di pazienti in più rispetto al massimo della capienza previsto nel piano di emergenza del Cantone.
E a preoccupare non è neppure lo scenario peggiore, spiega Camponovo: “il collasso del settore sanitario si verificherebbe già prima della soglia dei 160 pazienti in cure intese. Non sappiamo dire la probabilità precisa di quale scenario si verificherà, ma rispetto a quello che vediamo altrove non si può negare un aumento dei casi dopo le festività. Ad esempio, negli Stati Uniti, dove la curva dopo il Thanksgiving, la festa del Ringraziamento, è tornata a impennarsi.”