Ticino e Grigioni

Rubava psicofarmaci, condannato

Inflitti 10 mesi di detenzione sospesi ad un infermiere 30enne; il caso aveva creato clamore a causa del coinvolgimento iniziale di un gran consigliere ticinese

  • 4 ottobre 2018, 20:01
  • Oggi, 00:08
01:26

CSI 18.00 del 04.10.2018: il servizio di Darco Degrussa

RSI Info 04.10.2018, 19:45

  • archivio tipress

Aveva rubato psicofarmaci, per uso personale, dalla farmacia degli ospedali dove lavorava. Un infermiere 30enne è stato condannato oggi, giovedì, a Lugano, dalla Corte delle Assise correzionali a 10 mesi di detenzione sospesi per 3 anni. Il caso aveva creato clamore nel 2017 a causa del coinvolgimento iniziale del suo compagno, un deputato al Gran Consiglio e allora anche membro del consiglio di amministrazione dell'Ente ospedaliero cantonale (EOC).

Nei confronti del gran consigliere, che a un certo punto era stato sospettato di aver permesso all'uomo l'utilizzo di un suo medicamento, soggetto a ricetta medica, la magistratura aveva però decretato un non luogo a procedere. Nel frattempo, per evitare polemiche si era però dimesso dal consiglio di amministrazione dell'EOC. Il 30enne era invece stato arrestato rimanendo in carcere un mese. Oggi il presidente della Corte, il giudice Marco Villa, per aver sottratto circa 1’600 franchi di farmaci, lo ha riconosciuto colpevole di ripetuto furto, contravvenzione alla legge sugli stupefacenti e falsità in documenti.

Il procuratore pubblico Antonio Perugini ne aveva chiesti 16. Aveva la possibilità di farsi aiutare, per i suoi problemi di sonno, ha detto, senza dover rubare i farmaci. Ha scelto invece di tradire il suo datore di lavoro, l'EOC, e quindi anche i cittadini, ha aggiunto Perugini.

Il difensore del 30enne aveva tentato invece di far riconoscere alla Corte la non punibilità del 30enne. Era un malato che curava i malati ed era incapace di determinarsi, soffriva di una forte depressione con sintomi psicotici e i medici non avevano capito il suo problema; lui allora si è auto medicato con lo stesso tipo di psicofarmaci che inizialmente gli avevano prescritto, ha sostenuto l’avvocato.

Tesi che non è stata accolta dal giudice, che oltre alla pena detentiva sospesa, mitigata da una scemata responsabilità, il sincero pentimento e la collaborazione, gli ha imposto anche di proseguire il trattamento psichiatrico intrapreso.

CSI-DD/ludoC

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