Dal prossimo 1° gennaio il Ticino dovrebbe avere un nuovo salario minimo con una forchetta compresa tra 20 e 20,50 franchi all’ora. La Commissione della Gestione ha infatti deciso martedì di sostenere la proposta del Governo che, verosimilmente, sarà discussa dal Parlamento nella sessione di fine novembre.
Si tratta del terzo e ultimo scalino di un processo partito ormai dieci anni fa, quando il popolo ha detto sì alla Legge sul salario minimo. Una legge entrata poi in vigore nel 2021 e che prevedeva, in modo progressivo, di arrivare a questa quota, che sarà quella definitiva. Anzi, la forchetta doveva essere un po’ più bassa, tra i 19,75 e i 20,25 franchi, ma il Consiglio di Stato, vista anche l’evoluzione del mercato del lavoro, ha proposto di alzarla di 25 centesimi. Una decisione presa anche sulla base di un rapporto dell’IRE, l’Istituto ricerche economiche dell’USI.
La firma odierna sul rapporto commissionale permetterà al messaggio, varato lo scorso 26 giugno, di venire discusso - e presumibilmente approvato - nella sessione di Gran Consiglio del prossimo 18 novembre. In pratica l’ultima possibilità per permettere alle aziende di aggiornare gli stipendi in tempo per il 2025.
Verso il massimo del minimo
Il Quotidiano 05.11.2024, 19:00
Le reazioni contrastanti
Sul tavolo della Gestione resta però l’iniziativa del Partito socialista che mira ad una quota di 21 franchi e 50 all’ora. “Chiaramente noi volevamo una forchetta un po’ più alta che adeguasse maggiormente il rincaro - dice il capogruppo Ivo Durisch -. Dall’introduzione del salario minimo nel 2021 c’è stato infatti un 7% di inflazione. Speravo se ne tenesse conto, lo dirò in aula”.
Il Ticino adegua il salario minimo: le reazioni
SEIDISERA 05.11.2024, 18:00
La quota di questo nuovo salario minimo - come prevedibile - è frutto di un compromesso tra le diverse parti in gioco, politica, sindacati, associazioni padronali. Da un lato l’Associazione delle industrie ticinesi (AITI), con lo scetticismo del direttore Stefano Modenini: “Non riteniamo sia questo lo strumento più idoneo per far fronte ai salari minimi, tanto più che sarà percepito per l’80% da persone che non risiedono in Svizzera”. Sul fronte opposto il sindacato UNIA, con il segretario Giangiorgio Gargantini: “Lo studio dell’IRE dimostra, dati alla mano, come questo salario minimo abbia avuto risvolti positivi anche sulle lavoratrici e sui lavoratori residenti e non ha avuto quegli impatti negativi di cui parlavano le associazioni economiche”.
Pareri contrapposti anche sull’influenza che lo strumento può avere sui salari superiori. Per Modenini “è passato troppo poco tempo per capire che effetto ci può essere. Ciò deve preoccupare tutti, perché sopra i salari minimi ci sono soprattutto le retribuzioni percepite dalla popolazione residente. C’è bisogno di una base dati ampia e soprattutto ci vogliono alcuni anni per capirne l’effetto”. Per Gargantini, invece, “lo studio dimostra che non ci sono stati effetti negativi sui salari più alti. Il salario minimo trascina anche verso l’alto alcune trattative di contrattazione collettiva. Quindi, ad oggi constatiamo solo effetti positivi su tutto l’arco salariale”.
La quota compresa tra 20 e 20,50 franchi è un ultimo scalino previsto dalla legge. Ciò non significa fermarsi per il sindacato: “Più di dieci anni fa - ricorda Gargantini - abbiamo lanciato un’iniziativa sul salario minimo nazionale fissando allora la soglia a 22 franchi all’ora. Quindi evidentemente ogni salario più basso di quanto noi indicavamo allora non può soddisfarci. Ancora oggi il Ticino è in ritardo rispetto agli altri cantoni e alle altre città. Questo continua ad essere per noi inaccettabile. Si dovranno presto fare ulteriori passi avanti”.
Per l’AITI, invece, bisogna fermarsi qui: “Sicuramente - osserva Modenini -, anche perché nel 2014 la popolazione svizzera e anche quella ticinese hanno respinto l’introduzione di un salario minimo generalizzato. Adesso, con i livelli raggiunti dal salario minimo ticinese, siamo ormai nei pressi del salario minimo, che può essere collocato nei limiti massimi di quello che permette la legge. Al di là di questo limite, il salario diventa economico e questo non è permesso dalla Costituzione federale”.