"L'azione di oggi l’ho trovata cauta, molto pragmatica. Abbiamo pensato di organizzarla in un posto simbolico. Non sono qua per divertirmi. Se potessi scegliere cosa fare a Pasqua farei ben altro, ma spero che questo possa far riflettere le persone. Stiamo andando in vacanza, però ci sono anche tanti problemi al momento e magari bisognerebbe discuterne di più". A parlare ai microfoni di SEIDISERA è Francesca, una delle manifestanti di Renovate Switzerland che oggi, venerdì, insieme ad altri sei militanti per la “resistenza civile climatica” (questa la definizione che appare sul profilo Twitter del collettivo, ndr.) ha bloccato per un’oretta l’entrata nord della galleria del San Gottardo.
L’azione è stata organizzata “per lanciare un appello ai concittadini per esigere che il Governo protegga il nostro futuro e quello dei nostri cari, e che quindi dichiari lo stato di emergenza climatica e che come prima misura di sicurezza metta in atto un piano di risanamento termico dei palazzi svizzeri da qui al 2035”.
Il luogo scelto è tuttavia pericoloso: l’entrata di una galleria lunga 17 chilometri. “Ma abbiamo preso molte precauzioni – sostiene Francesca – tra cui quella di non bloccare le persone dentro il tunnel, ma solo all’entrata. Ovviamente esiste un rischio per noi ma abbiamo fatto il possibile per ridurlo. Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili, soprattutto per le altre persone che sono in macchina per non incastrarle nel tunnel: quello sì, sarebbe altamente pericoloso”.
I mezzi di soccorso sarebbero potuti passare? “Sì, i mezzi di soccorso (durante le azioni di blocco del traffico, ndr.) possono sempre passare. Mettiamo sempre in atto una strategia: certe persone non si incollano, permettendo quindi sempre che una via d'emergenza possa essere liberata in qualunque momento prima che arrivi la polizia. Abbiamo delle persone incaricate a gestire il traffico, quindi nel caso dovesse arrivare un'ambulanza, queste persone sono addette ad aiutare il traffico ad aprirsi. Così le ambulanze possono passare e poi anche passare attraverso il cordone umano”.
Le proteste di Renovate Switzerland sono state molteplici l’anno scorso, ma i risultati non sembrano esserci stati: questo tipo di comunicazione passa tra la gente oppure bisognerebbe fare un po’ di autocritica? “Invece io penso che la comunicazione sia stata potente – controbatte la militante – In ottobre sono stati pubblicati oltre 500 articoli su di noi (RSI non è stata in grado di verificare questa cifra, ndr.) a livello nazionale e internazionale. E in Svizzera interna il dibattito sul risanamento dei palazzi è molto forte: nei vari cantoni se ne parla tantissimo. Inoltre, a Ginevra per esempio si vogliono mettere sul tavolo miliardi per il risanamento dei palazzi (Il Governo ha deciso di investire 1 miliardo per risanare quelli in mano pubblica, ndr.). La mia critica riguarda però il fatto che non abbiamo ancora fatto breccia in Ticino, ma stiamo cercando di portare il nostro messaggio anche qui”.
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