Ticino e Grigioni

Sci club ticinesi tra difficoltà ed ottimismo

Poca neve e mancanza di ricambio generazionale non placano gli entusiasmi dei dirigenti che cercano soluzioni per coinvolgere i giovani sulle piste

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Sci club in difficoltà

Il Quotidiano 28.12.2024, 19:00

Di: Quotidiano/sdr 

Gli sci club ticinesi, un centinaio in tutto il cantone, proseguono nella loro “missione”, nonostante inverni difficili a causa della scarsità di neve o della pandemia. Alcuni hanno cessato l’attività loro malgrado, altri resistono, come lo Sci Club Lavorgo, fondato 80 anni fa e che vanta circa 450 soci.

Gli aspetti finanziari sono certamente centrali, ha spiegato alla RSI Moreno Defanti, vicepresidente dell’associazione. “Noi, fortunatamente e storicamente siamo da più di 25 anni al Rabadan di Bellinzona, quindi c’è un’entrata finanziaria importante che ci permette poi di portare tutti a sciare a prezzi stracciati”.

Spesso a creare difficoltà è la mancanza di neve che obbliga ad andare oltre Gottardo. Un impegno ancora più gravoso per i club, perché questo non richiede solo l’aumento dei costi ma anche una logistica relativa agli spostamenti più impegnativa. Giada De Vittori, presidente dall’Adula Snow Team, sottolinea ai microfoni del Quotidiano come vi sia uno sforzo maggiore proprio a livello organizzativo. Bisogna reperire un furgone o un bus, il che comporta anche costi aggiuntivi così come la necessità di avere qualche monitore in più con queste trasferte. Cambiano anche gli orari: bisogna partire prima e tornare dopo la sera, uno sforzo che devono affrontare anche i bambini.

Alcuni sci club, come quello di Airolo, puntano sulla competizione e l’agonismo, dove l’impegno richiesto è ancora maggiore. Il capo tecnico, Alessandro Arcioni, conferma che dopo la pandemia del 2020 i numeri sono calati. “Negli ultimi due anni siamo riusciti a recuperare un po’, grazie alle porte aperte di inizio stagione. Una l’abbiamo appena svolta e siamo riusciti a trovare quattro ragazzi nuovi che sono interessati a sciare con noi”. A mancare, in effetti, è un ricambio generazionale, anche se l’interesse sta tornando. I ragazzi verso i 14, 15 anni arrivano a diventare monitori, per lasciare dopo due o tre anni perché assorbiti da impegni scolastici o di apprendistato, perdendo così la possibilità di dare continuità. Un peccato, perché - dice Moreno Defanti - questi club “meritano veramente un posto d’onore nell’ambito sportivo invernale ticinese”.

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