Ticino e Grigioni

Sequestro e botte a Vezia, chieste pene fino a quattro anni

Quattro anni e tre mesi e 32 mesi di carcere: queste le richieste per due delle quattro persone che l’estate scorsa rapirono e picchiarono un uomo

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A processo per un sequestro di persona

Il Quotidiano 17.07.2024, 19:00

Di: Quot/RSI Info

Quattro anni e tre mesi di carcere per uno, 32 mesi parzialmente sospesi per l’altro, oltre all’espulsione dalla Svizzera per entrambi. Sono queste le pene chieste oggi (mercoledì) contro due delle quattro persone che l’estate scorsa rapirono e picchiarono un uomo in una fattoria di Vezia.

Stamane, al Palazzo di Giustizia, c’erano solo due imputati con i rispettivi legali. Lunedì il terzo imputato – un ticinese di 21 anni – è finito infatti nuovamente in manette, stavolta con l’accusa di tentato omicidio, per una rissa avvenuta il 7 luglio a Lugano.

Alle Assise Criminali sono comparsi un 33enne e un 31enne, entrambi italiani. Assieme al giovane arrestato e a un altro uomo, contro i quali si procederà separatamente, il 16 agosto 2023 rapirono un conoscente per recuperare il denaro da loro preteso: 20mila franchi in tutto, interessi compresi. “Volevamo spaventarlo” ha spiegato alla Corte il 33enne. Dalla piscina di Savosa i quattro andarono da lui, a Figino, e a suon di sberle lo obbligarono a salire in macchina. Verso le 19, tra schiaffi e gomitate raggiunsero Vezia, dove nel fienile di una fattoria seguirono altre botte. Poi, durante la momentanea assenza dei due italiani (allontanatisi per comprare delle birre e cambiare l’automobile), il pestaggio si fece ancora più brutale. L’uomo venne percosso anche con un tubo flessibile di acciaio e gli immersero la testa in un catino pieno d’acqua. Urinato nel secchiello glielo rovesciarono addosso, lanciandogli infine la ruota di un’auto e uno sgabello di legno. Solo l’intervento dei proprietari del fienile, attorno alle 20.45, spinse il gruppo a mollare la presa. Il 33enne e il 31enne riaccompagnarono l’uomo a Figino, che in lacrime ricontattò la madre supplicandola di effettuare il pagamento. “Ti prego – le disse - questi non scherzano”.

Il 33enne ha ammesso i fatti, sostenendo però di avere avuto - al pari dell’altro imputato - un ruolo marginale nella vicenda. Il 31enne, dal canto suo, respinge invece ogni addebito. “Non ho mai picchiato la vittima” ha dichiarato in aula. “Ho partecipato alla spedizione soltanto perché mi hanno costretto. Io stesso ero terrorizzato.” Parole, le sue, che hanno sollevato più di un interrogativo da parte del presidente della Corte, Marco Villa.

La sentenza dovrebbe giungere domani.

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