Sono stati celebrati a Lugano oggi, mercoledì, i 30 anni di Casa Andreina, il centro diurno per ciechi e ipovedenti. Ai festeggiamenti odierni ha preso parte un centinaio di persone, fra utenti, volontari e sostenitori, che hanno ascoltato le testimonianze sulla storia di questa struttura nata, nel 1995, grazie ad un lascito di Andreina Torre e alla Casa dei ciechi, che concesse il diritto di superficie sul terreno.
Oggi Casa Andreina “accoglie quotidianamente persone cieche e ipovedenti, ma anche persone” di tutto il Luganese “che vengono qua per frequentare uno della trentina di corsi che vengono organizzati”, per “partecipare alle attività culturali” offerte e “per vivere assieme alle persone questo luogo aggregativo”, spiega Gianluca Cantarelli, il direttore dell’associazione Unitas. Casa Andreina mostra numeri in crescita, con quasi 12’000 persone accolte: un dato importante per Unitas, la quale negli ultimi anni, sull’onda dello scandalo legato ad abusi sessuali, ha attraversato momenti turbolenti. Inoltre la sua situazione finanziaria ha fatto registrare una perdita milionaria nel 2023.
E adesso, come vanno le cose? “Unitas oggi sta bene”, ci dice il suo presidente Fabio Castagnola, sottolineando che l’associazione offre “una paletta di prestazioni molto ampia e molto apprezzata” da soci e utenti. Quanto alla situazione finanziaria, dopo la chiusura in negativo dello scorso anno, sono state già individuate “delle vie e delle soluzioni” per tornare entro il 2027 ad un pareggio di bilancio: quindi a dare la garanzia all’associazione “di poter continuare a operare nel tempo, col successo che ha attualmente”.
Intanto, però, i problemi finanziari hanno imposto un aumento della quota sociale e il pagamento di servizi che prima erano gratuiti. Come sono stati recepiti questi cambiamenti, da parte di chi l’associazione la vive? “Dopo una prima fase forse di sorpresa, la problematica è stata capita”, risponde Castagnola: i soci hanno compreso che “ognuno all’interno” di Unitas “deve fare un passo per aiutarla a ricapitalizzarsi”, spiega il presidente, aggiungendo di ritenere che “il problema sia stato superato”. Unitas, insomma, vuole ora lasciarsi il passato alle spalle e guarda già al 2026, quando si festeggerà il traguardo degli 80 anni dalla sua fondazione.