Ticino e Grigioni

Settore edile sotto pressione

Le considerazioni di Gian-Luca Lardi, presidente nazionale della Società svizzera impresari costruttori, dopo l'incidente mortale verificatosi in un cantiere a Bellinzona

  • 12 novembre 2022, 09:27
  • 20 novembre, 14:28
04:05

Incidente di Bellinzona, parla il presidente della SSIC

SEIDISERA 11.11.2022, 19:17

  • Tipress / Alessandro Crinari
Di: SEIDISERA/Calcagno/Red.MM 

Sullo sfondo c'è però una denuncia che viene da fonti sindacali: quella di operai costretti - anche su quel cantiere - a ritmi di lavoro insostenibili. La RSI ne ha parlato con Gian-Luca Lardi, presidente nazionale della Società svizzera impresari costruttori.

È un evento raro, ma molto grave. Stiamo parlando di un cedimento strutturale. Quanto la preoccupa l'accaduto?
"Innanzitutto vorrei esprimere il cordoglio nei confronti della famiglia della vittima e di chi ne è uscito ferito. Un caso che può essere unico, ma che è comunque un caso in più. Dobbiamo pertanto fare tutto il possibile per evitare che accada".

A livello di preoccupazione, le suggerisce qualcosa in più questo incidente? C'è qualcosa dietro?
"Non direi. E non sono neanche in grado di rispondere, perché non si conosce ancora la causa dell'accaduto. Trarre delle conclusioni prima di conoscere i fatti sarebbe assolutamente sbagliato. Come detto, ogni incidente è un incidente di troppo. Dobbiamo però essere realisti: il nostro lavoro, così come tanti altri lavori, presentano dei rischi".

Il settore edile è però sotto pressione da anni. Lo dicono i sindacati e anche parte del padronato. Secondo quanto riferito da laRegione, l'operaio morto ha confidato a un familiare che "erano ritmi massacranti dettati dalla necessità imprenditoriale di concludere il prima possibile". Condizioni di lavoro che in Svizzera non sono accettabili. È d'accordo?
"Dobbiamo fare attenzione nel puntare subito il dito verso le imprese. Non sappiamo ancora cosa è successo. Magari la causa è da tutt'altra parte. Una volta che conosceremo le ragioni dell'incidente, cercheremo di migliorare ulteriormente".

È notizia di questi giorni che in Svizzera mancheranno presto abitazioni che quindi andranno costruite. Bisognerà farlo in fretta. È preoccupato per un'ulteriore pressione a cui potrebbero venir sottoposte le imprese?
"L'edilizia e il genio civile sono sotto pressione, così come lo sono anche l'industria e altri settori economici. Siamo confrontati con un fatto gravissimo che non dovrebbe accadere. Prendiamoci però la calma necessaria per analizzare quanto è accaduto e poi in base alle ragioni cercheremo di migliorare in modo che in futuro questi incidenti siano meno frequenti o non accadano più".

Nel settore della casseratura del ferro ci sono aziende, non solo in Ticino, che sfuggono al controllo. Mi spiego: la maggior parte non è neppure affiliata alla Società impresari costruttori di cui è presidente. Non sempre hanno associazioni mantello. Bisogna fare di più per agganciare queste realtà?
"Non condivido l'espressione secondo la quale queste 'sfuggano al controllo'. Evidentemente il mio desiderio sarebbe quello che la stragrande maggioranza delle imprese facessero parte anche della nostra associazione. Più del 50% ne è parte, ma anche le ditte che non sono associate sono comunque controllate e noi stiamo lavorando affinché i controlli siano gli stessi sia per i nostri membri che anche per i non membri. Ora il fatto che l'impresa sia associata o meno non lo vorrei legare con l'incidente".

"Non chiediamo una settimana di 58 ore"

Intanto, sul piano retributivo, lo stesso presidente della SSIC Gian-Luca Lardi punta il dito contro i sindacati, accusandoli di disonestà in relazione alle ore di lavoro che sarebbero state richieste nella vertenza sul nuovo contratto nazionale mantello (CNM). "La cifra di 58 ore settimanali è una costruzione dei sindacati", ha infatti dichiarato Lardi in un'intervista pubblicata oggi, sabato, dalla "Schweiz am Wochenende". Il massimo di 10 ore di lavoro incluso il viaggio un tempo proposto dal padronato, sulla base del quale i sindacati fanno i loro calcoli, è una vecchia questione: "ciò è accantonato da mesi". La SSIC vuole un orario di lavoro settimanale massimo di 48 ore, come già previsto oggi dal CNM. A suo dire la mezz'ora di tragitto dal deposito al cantiere, che attualmente non viene retribuita, "tiene" giuridicamente. Quando è stata decisa questa regolamentazione gli operai hanno ottenuto in cambio una settimana di vacanza in più. "Certamente se ne può discutere, ma poi bisognerà rinegoziare anche le concessioni fatte all'epoca", afferma il presidente della SSIC. "Nei mesi estivi, considero ragionevolmente esigibili 9 ore più il tempo di viaggio."

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