Due anni sospesi e l’espulsione dalla Svizzera per la principale imputata cinese, 11 mesi e l’espulsione per il marito italiano: queste le richieste di pena formulate dalla procura al processo di mercoledì a Lugano, uno dei primi a fare emergere in Ticino un giro a luci rosse cinese, fenomeno più conosciuto a Milano e - in misura minore - a Zurigo. Il caso era emerso grazie un raid di polizia nel dicembre 2022 a Viganello, dove era stato notato un viavai sospetto. La testimonianza della prostituta trovata in un appartamento aveva permesso di fermare l’intero giro.
Stando alla ricostruzione della magistratura, era la donna finita alla sbarra a gestire l’arrivo in Ticino delle escort sue connazionali, era lei ad occuparsi di trovare loro i luoghi in cui prostituirsi (spesso in appartamenti o in hotel senza reception), ad occuparsi di pubblicare sui siti di incontri gli annunci delle ragazze e a stabilire prezzi e prestazioni. In cambio tratteneva, stando alla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, metà dei soldi che le donne incassavano. La posizione dell’uomo è più sfumata: avrebbe riservato alcuni alberghi e scritto recensioni positive fasulle per le prestazioni delle ragazze di cui la moglie - stando all’accusa - sfruttava lo stato di dipendenza, essendo le vittime senza permesso né conoscenze personali e linguistiche.
I capi di imputazione vanno dall’usura al promovimento della prostituzione, al ripetuto esercizio illegale della prostituzione e all’incitazione al soggiorno illegale. I difensori dei due imputati ne hanno chiesto invece il proscioglimento. L’udienza per la lettura della sentenza è fissata per venerdì mattina.