Trentadue anni svizzero, di origini turche, nato e cresciuto a Lugano, già giocatore e allenatore di tennis da tavolo, apparentemente perfettamente integrato, poi la frequentazione della moschea di Viganello e le amicizie pericolose… Questo è il ritratto tratteggiato del presunto reclutatore dell’IS arrestato dalla Polizia federale mercoledì.
Oggi emerge quello del reclutato: classe 1991, svizzero, di origine tunisina, anche lui nato e cresciuto alle porte della città, anche lui sportivo, anche lui aveva iniziato a frequentare la moschea e pure lui lavorava per l’agenzia di sicurezza Argo 1. Di lui si sono perse le tracce nel marzo 2015. Stando alle informazioni da noi raccolte e confermate dai famigliari ormai due anni fa è partito per combattere a fianco dell’IS, in Siria. Non è più tornato.
La storia di Y. sembra il classico racconto di tanti ragazzi cresciuti nella Svizzera italiana: papà elettricista d’origine tunisine, mamma svizzera, un iter scolastico normalissimo e la passione per il calcio. Gioca nel Lugano e vorrebbe fare la scuola per sportivi di élite, ma poi opta per la Commercio di Massagno. Dopo la scuola reclute e qualche breve esperienza professionale, nel novembre del 2014 inizia a lavorare come agente di sicurezza. È uno dei primi ingaggiati dalla Argo 1. Presta servizio al Centro asilanti di Peccia e lì in Valle Maggia, da collega, conosce il 32enne presunto reclutatore.
Cosa porta quel legame è l’oggetto dell’indagine degli inquirenti federali. Quello che si sa è che il giovane battezzato cattolico si converte all’Islam, inizia a frequentare la moschea di Viganello, e che nel marzo 2015 il giovane allora 24enne sparisce. Una denuncia di scomparsa, ci ha confermato oggi la Polizia cantonale, viene puntualmente presentata. Si dice sia partito per la Siria. Dopo mesi di silenzio il padre disperato denuncia con una lettera anonimizzata sul Mattino l’arruolamento del figlio a fianco dell’IS. A inizio 2016 riceve una fotografia: un corpo crivellato di colpi. Stando a nostre informazioni il giovane è morto a Mosul, in Iraq, nella primavera 2016.
Y. è stato il primo ticinese foreign fighter arruolato a fianco dei combattenti jihadisti per lo Stato Islamico. È la sua vicenda personale ad aver portato all’arresto del 32enne svizzero-turco? Da noi sentiti i famigliari si sono limitati a dire di aver già detto tutto alla Polizia [federale, n.d.r.]. La sua triste storia, il suo legame apparente normalissimo con il territorio ticinese sollevano più di un interrogativo; il suo brusco cambiamento e la sua drammatica fine destano più di una preoccupazione.
Massimiliano Herber/Quot.
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