L’abbassamento del tasso guida della BNS, se rappresenta una buona notizia in fatto di ipoteche, implica invece evidenti problemi per i risparmi e anche per le casse pensioni, le quali debbono far rendere il capitale degli assicurati.
Proprio coloro che si avvicinano al pensionamento sono chiamati a prendere decisioni importanti. E il dilemma è sempre fra due opzioni: prelevare il capitale, oppure incassare la rendita mensile? Negli anni i bassi tassi hanno costretto le casse pensioni a diminuire il versamento mensile e, tra il 2018 e il 2022, il numero di persone che ha deciso di prelevare interamente i propri risparmi è salito dal 33% al 37%. Come spiegare questi numeri?
“Le persone che sono andate in pensione hanno notato che la rendita scendeva”, ma “il capitale rimaneva uguale”, rileva Dino Giuliani, responsabile della sede di Bellinzona del VZ Vermögens Zentrum. Di conseguenza “più persone hanno optato per il prelievo di capitale”. Va tuttavia considerato che la maggioranza, ovvero il 63%, “decide sempre ancora di percepire almeno una parte della cassa pensioni” sotto forma di rendita.
Per chi è preferibile la soluzione di un prelievo di tutto il secondo pilastro? L’esperto cita in questo senso “chi ha per esempio già delle altre entrate fisse”, come nel caso di coloro che hanno degli immobili che “danno un rendimento sotto forma di affitti”. A prendere poi il capitale sono poi anche persone che “hanno magari esperienza sui mercati finanziari” e ritengono così di “raggiungere un rendimento più elevato” rispetto a quello che assicura invece “la cassa pensioni con la rendita”.
Ma una volta prelevato il capitale, bisogna poi farsela da sé la pensione. Ciò però non è facile perchè, sottolinea Giuliani, “tenere la liquidità a lungo termine non genera un rendimento che va a coprire l’inflazione, o non si ha comunque una situazione ottimizzata”. Occorre quindi “andare in altre classi di investimento” e confrontarsi con i relativi rischi: quindi va valutata bene “la propria propensione; qual è la propria capacità di rischio” in base alla situazione personale.
C’è magari un consiglio che, in via generale, si può dare un po’ a tutti? Un “mix ideale o un consiglio forfettario” non esistono, proprio perché ogni situazione è a sé stante e “va quindi pianificata nel proprio contesto”. La soluzione ottimale, spiega Giuliani,, dipende quindi “dalla situazione finanziaria, dalla costellazione familiare” e non da ultimo “dalle aspettative per il futuro e dalle preferenze”.
Ma da quando occorrerebbe pensarci su? “A partire da 10 anni prima” del pensionamento “può essere una buona idea cominciare a informarsi bene e fare un piano”, in modo da avere già “una prima idea”, che poi potrà anche “essere modificata a dipendenza delle vicissitudini della vita”, conclude l’esperto.