I test a tappeto per scovare il covid-19 devono essere visti come un’arma a sostegno delle altre misure contro il virus, come le chiusure o i vaccini, non una sostituzione. Questa l’opinione del medico cantonale ticinese Giorgio Merlani.
“Se diventa la terza arma sono d’accordo”, spiega Merlani alla RSI. “Se li aggiungiamo alle misure in atto per rallentare la diffusione, allora può essere una strategia. Se diventa un’alternativa ad altre misure, come possono essere le chiusure, allora faccio fatica a sostenerli”, aggiunge.
In particolare, conclude il medico cantonale, a preoccupare è l’attitudine nei confronti di questi test. Scientificamente non c’è prova che servano a contrastare aperture di massa, e quindi non si può, a suo parere, testare di più per aprire anche di più.
Non c’è ancora la terza ondata
Nei paesi vicini, come Italia e Germani, si parla già di terza ondata, ma ciò non dovrebbe toccare, per ora, il Cantone Ticino. Il medico cantonale, infatti, sottolinea: qui negli ultimi giorni i numeri sono altalenanti, ma non c’è una crescita esponenziale. La situazione è comunque fortemente monitorata anche a causa della presenza delle varianti al Covid-19 che toccano all’incirca il 75% dei casi dell’ultimo mese.
Ospedalizzazioni: punto critico
Le cifre riguardanti i pazienti ricoverati in ospedali rimangono basse, conferma Giorgio Merlani, tuttavia dopo un periodo di stabilità, negli ultimi giorni si ha l’impressione di avere più ammissioni che dimissioni. Una situazione che deve dunque essere monitorata con attenzione nei prossimi giorni.
I dati Covid preoccupano Merlani
Il Quotidiano 11.03.2021, 20:00