Tre anni di carcere: è la richiesta dell’accusa nel dibattimento che si è aperto lunedì alle Assise Criminali. In aula è comparso un 48enne che tra marzo e maggio di quest’anno avrebbe pianificato l’uccisione dei due figli e della ex compagna. Addebiti che l’imputato respinge.
La vicenda si inserisce in un quadro famigliare difficile: le fragilità di entrambi i genitori, i conseguenti problemi di coppia, il divieto, per il padre, di avvicinarsi ai due figli. La decisione, emessa in marzo dalle autorità, fece precipitare la situazione al punto – almeno secondo la procura – da indurre l’uomo, affetto da bipolarismo, a pianificare l’uccisione dei ragazzi e dell’ex compagna. Atti preparatori punibili di omicidio intenzionale è l’accusa principale con cui il 48enne del Sottoceneri è comparso in aula.
Proprio nel marzo scorso l’imputato, difeso da Davide Ceroni e Chiara Villa, navigò nel dark web alla ricerca di una pistola, adoperandosi pure per la consegna e il pagamento in criptovalute. Prese inoltre contatto con due armerie, a Lugano e Milano. “Lo feci perché spinto dalla curiosità – ha dichiarato in aula - Se avessi davvero voluto procurarmi un’arma ci sarei riuscito”.
A suo carico, però, ci sono anche altri elementi: da alcune informazioni cercate su internet alle chiamate, tra marzo e maggio, al Telefono Amico. Conversazioni durante le quali manifestò il proposito di eliminare i famigliari per poi togliersi la vita. Episodi che l’uomo ha ridimensionato uno dopo l’altro.
Il 48enne ha più volte espressamente negato di avere avuto l’intenzione di uccidere i figli. “Sono la mia ragione di vita, non li avrei mai toccati” – ha spiegato al giudice Siro Quadri. L’uomo ha parlato di “sfoghi di rabbia”. “Da un giorno all’altro – ha aggiunto – mi sono ritrovato a casa da solo, in un contesto mortifero. Quella solitudine mi ha profondamente segnato”.
Nel pomeriggio la Corte si è chinata sugli altri reati, riferiti soprattutto alle violenze che l’imputato avrebbe commesso, a partire dal 2015, nei confronti dei ragazzi e della ex convivente: calci, sberle, pugni, lanci di oggetti e minacce.
Addebiti fermamente respinti dall’imputato. “Non ho mai fatto del male ai miei figli – ha replicato. Per smuoverli mi limitavo a dar loro dei semplici buffetti”. La procuratrice pubblica Margherita Lanzillo ha chiesto come scritto una pena di tre anni di carcere. Il processo riprenderà giovedì.