“In dubio pro reo”. Un 51enne giovedì è stato prosciolto dalla Corte delle assise criminali dall’accusa di avere partecipato a un caso di “chiamata shock” ai danni di un’anziana, che a febbraio a Lugano perse 90’000 franchi.
“Stanno liberando suo figlio”
Alla vittima era stato fatto credere che suo figlio avesse provocato, in un incidente stradale, la morte di una persona e il ferimento grave di un’altra. Secondo quanto comunicatole, per evitare l’arresto sarebbe stato necessario pagare una cauzione di 80’000 franchi e un rimborso spese di 10’000 franchi. Presa dal panico, l’anziana era corsa in banca a ritirare i suoi risparmi per poi presentarsi a un appuntamento in via Giacometti a Lugano, il pomeriggio del 20 febbraio.
Sul posto l’aspettava una Skoda Octavia (noleggiata il giorno stesso all’aeroporto di Bratislava), da cui scese una donna che si fece consegnare i 90’000 franchi e che rassicurò la vittima: “Stanno liberando suo figlio.” Poi risalì sulla vettura e sparì, terminando quella che l’accusa ha definito una “toccata e fuga”. L’ennesimo raggiro compiuto con la tecnica delle chiamate shock.
Impossibile riconoscere con certezza l’uomo
Giovedì alle Assise Criminali è comparso l’uomo che – secondo gli inquirenti – era al volante della Skoda. Un 51enne di nazionalità svedese, fermato in Slovacchia alla fine di marzo. Impossibile però riconoscerlo con certezza dalle immagini della videosorveglianza: nel fotogramma proiettato in aula era visibile solo la parte inferiore del volto dell’autista. “Non sono io” – ha ripetuto l’imputato, spiegando che quel giorno si trovava in Slovacchia con la compagna, cugina della donna sulla foto. Contro di lui la procuratrice Margherita Lanzillo aveva chiesto una pena di 28 mesi di carcere, la metà dei quali sospesi, più l’espulsione dalla Svizzera per un periodo di 10 anni.
La Corte, presieduta dal giudice Siro Quadri, ha però ritenuto insufficienti gli indizi a carico dell’imputato. Sulla base del principio “in dubio pro reo” lo ha dunque prosciolto. Il 51enne, difeso da Stefano Camponovo, ha subito potuto tornare a piede libero.
Una sessantina di truffe analoghe in Ticino
In aula la procuratrice ha parlato della preoccupante recrudescenza di questo genere di truffe. Negli ultimi anni, soltanto in Ticino è stata commessa una sessantina di truffe analoghe, per un ammontare di oltre due milioni e mezzo di franchi, senza dimenticare i numerosissimi tentativi andati a vuoto.
A orchestrarli sono dei gruppi stanziati all’estero, che agiscono con ruoli precisi e modalità perfettamente collaudate. “I malviventi prendono di mira i più vulnerabili – ha ricordato Lanzillo – facendo leva su situazioni di stress”.