"È un’ottima opportunità per il Messico per rilanciare la sua economia. Credo che questo paese abbia i mezzi e le risorse per non dipendere da nessuno, e se Trump decidesse di porre un freno anche agli scambi commerciali con l’America latina, sarebbe l’occasione per liberarsi finalmente della dipendenza dagli USA e sviluppare il mercato locale, orientandosi verso sud". È questa la reazione di Alex Pelemis, ticinese espatriato da diversi anni ad Acapulco, in Messico, dopo aver appreso della vittoria del repubblicano, scelto da poche ore quale 45mo presidente degli Stati Uniti. "Va però detto che sono più indignato per il fatto che i messicani si siano mobilizzati molto più nella campagna presidenziale USA, che non in quella che ha portato al potere Enrique Peña Nieto, da più fronti accusato di corruzione".
E la questione del muro? "È stata ingigantita. Un muro esiste già, e chi è tanto disperato da voler passare illegalmente, continuerà a farlo" osserva Maria, la moglie messicana di Alex. "Speriamo pure che i controlli alle frontiere diventino più rigorosi: la maggior parte delle armi che circola da noi arriva dagli USA. Chissà che non si possa risolvere anche questo problema".
Sorpresa e tristezza
Carlos, amico della coppia, si dice dal canto suo "sorpreso e triste" per il risultato della notte elettorale. Il rapporto di amore-odio che c’è tra i due popoli è stato accentuato dalle dichiarazioni del tycoon nel corso della sua campagna. La preoccupazione ora è che il "seme di odio e intolleranza che ha piantato durante la sua campagna" si sviluppi ulteriormente.
Marija Milanovic