Il "turismo del sacco" varca il confine — se n'è avuta la certezza dopo che le forze dell'ordine italiane hanno ripreso una serie di abusi commessi da cittadini al volante di auto targate "TI" —, ma il fenomeno non è noto alle autorità ticinesi.
Lo ha confermato, martedì ai microfoni della RSI, Daniele Zulliger, responsabile dell'ufficio dei rifiuti e dei siti inquinati del dipartimento del territorio: "Nessuna autorità italiana ci ha mai interpellato per segnalarci casi del genere".
"Abbiamo avuto contatti molto intensi per progetti Interreg su temi come littering e abbandono di rifiuti, ma non a livello transfrontaliero e da parte di privati". Da Como rispondono che sono la provincia e la regione ad avere i contatti diretti con chi ha identificato i contravventori. Ma cosa rischiano? Risponde Bruno Magatti, assessore all'ecologia: "È un reato punibile penalmente e quindi ci possono essere delle conseguenze importanti. Ovvio che noi vogliamo perseguire con una logica educativa".
"Vogliamo continuare a dire che l'ambiente è di tutti e bisogna salvaguardarlo. Questi comportamenti sono incomprensibili, ma intuiamo che per un cittadino svizzero che paga in ragione della quantità che produce questo si traduce in un piccolo risparmio. Ma noi ci siamo: siamo vigili e applichiamo le nostre sanzioni", conclude Magatti.
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