La stagione invernale, compresa tra novembre e febbraio, non è solitamente quella che riempie gli alberghi, ma il Ticino resta anche in questi mesi una meta turistica da alcune decine di migliaia di pernottamenti. Prima della pandemia, in questo periodo la metà erano ospiti svizzeri, l'altra metà stranieri. Di questi tempi, analizzando il presente, non ci si fanno illusioni.
"E' un'analisi che a livello teorico potrebbe creare incertezze - spiega Lorenzo Pianezzi, presidente di HotêllerieSuisse Ticino - vediamo delle nuove normative, nuove restrizioni... quindi quello che notiamo è che il turismo estero è di nuovo assente".
Decisivo anche il rafforzamento dell'obbligo di test per entrare in Svizzera valido da ieri, sabato, e introdotto per contrastare la diffusione della variante Omicron. All'arrivo è ora necessario disporre di un tampone PCR negativo valido. Tra i quattro e i sette giorni dopo l'entrata in Svizzera, va eseguito un secondo test PCR o antigenico rapido. E questa regola vale per tutti, anche per i vaccinati o guariti - cittadini stranieri ma anche svizzeri.
"Quei clienti che avevano già riservato alcune camere nei nostri alberghi in Ticino, quindi parliamo di clienti da mercati esteri, hanno annullato le prenotazioni.", dice Pianezzi. Il centro di Lugano è però un pullulare di persone. Molti residenti ma verosimilmente anche qualche turista svizzero. Metà albergo di Lorenzo Pianezzi è pieno di ospiti confederati. Un buon risultato per questo periodo. E la tendenza è simile nelle altre strutture della regione.