"Speriamo non sia un addio ma un arrivederci", ha scritto Alessandra Zumthor sull'edizione di venerdì del Giornale del Popolo. I dipendenti vogliono andare avanti e, ospite di Modem, la direttrice ha ribadito che sì, la situazione è molto difficile, ma dopo l'annuncio di giovedì sono state molte le chiamate di solidarietà e anche le chiamate di chi propone di sedersi attorno a un tavolo. Proposte concrete saranno valutate e sottoposte all'editore, la Curia. In redazione "manteniamo un filo di speranza", ha affermato. La situazione "è in divenire" e "si va avanti giorno per giorno". L'edizione di sabato, alla quale si lavora già nel corso della settimana, è di fatto già pronta e "stiamo valutando di proporne altre".
"Non sarà l'unica vittima"
La discussione si è quindi allargata alla situazione della carta stampata in Svizzera. La crisi di Publicitas era già nota da un paio di anni nell'ambiente, ha confermato l'editore de Il Caffè Giò Rezzonico.
Giò Rezzonico
L'agenzia pubblicitaria serviva 150 piccoli e medi editori nel paese e c'è da aspettarsi che il GdP non resti l'unica vittima del suo fallimento. Come detto da Monsignor Lazzeri, quello inferto dall'agenzia pubblicitaria è stato il colpo decisivo, ha ricordato Rezzonico, ma il settore era già in grandi difficoltà (e tutti i suoi attori in perdita) molto prima che Publicitas chiudesse.
Enrico Morresi
Come uscirne? Per
Enrico Morresi, autore di due volumi sul giornalismo nella Svizzera italiana e attento osservatore del panorama mediatico, aiuti pubblici non devono essere un tabù e non intaccherebbero l'indipendenza delle testate. Secondo Rezzonico, ci sono anche altre strade: una maggiore collaborazione fra i piccoli editori e un giusto orientamento verso il digitale, con la prospettiva che il lettore sia disposto a pagare per l'informazione, la cui produzione ha un costo.
Proprio alla luce dell'esperienza del Giornale del Popolo, tuttavia, Alessandra Zumthor è scettica al riguardo: dopo l'uscita dalla collaborazione con il Corriere del Ticino, ricorda, negoziando da cliente indipendente il GdP era riuscito ad abbassare considerevolmente i costi per la stampa. Inoltre, il quotidiano si era orientato verso le nuove tecnologie, ma "c'è talmente tanta offerta gratuita sul web, anche di qualità, che se si mette un sito a pagamento l'utente scappa altrove".
Un divorzio sbagliato
Per Morresi, tuttavia, la scelta presa lo scorso anno di separarsi dal CdT è stata sbagliata e "la causa essenziale" della crisi, poi precipitata con Publicitas. "In molte famiglie ci si lamenta, ma prima di arrivare al divorzio ci si pensa", ha affermato. Altra critica: "C'erano sei mesi di tempo per elaborare un modo di pubblicazione che non fosse necessariamente quello del giornale con tutte le rubriche, i corrispondenti locali,.... Poteva essere la radice di un buon settimanale". La direzione "ha agito in perfetta buona fede ma in modo errato, mancando di realismo", ha concordato Rezzonico.
L'alternativa era stata studiata
La collaborazione non era più sostenibile, "avremmo fatto un Corriere del Ticino mascherato da Giornale del Popolo, con nove collaboratori invece di una trentina", ha ribattuto Alessandra Zumthor. E non è che un'alternativa non fosse stata studiata, anzi. "Non eravamo partiti male" e "il piano B eventualmente lo avremmo tirato fuori in autunno". Il crollo di Publicitas dopo l'abbandono di Tamedia "è stato talmente repentino" che ha fatto precipitare tutto. Il progetto per un quotidiano più snello però esiste e potrebbe ancora uscire dal cassetto se si trovasse il sostegno per proseguire.
Modem/pon
Giornale del Popolo, ultimo numero in bianco
Telegiornale 18.05.2018, 14:30
Fine improvvisa per il GdP
Modem 18.05.2018, 08:20
Contenuto audio
La copertina di Modem dedicata al GdP
RSI/mb 18.05.2018, 14:04