La parola chiave è indipendenza. Il Gruppo di ascolto per le vittime di abusi in ambito religioso (GAVA) nasce dopo undici mesi di lavoro e a un anno di distanza dalla presentazione dell’ormai noto rapporto dell’Università di Zurigo sugli abusi all’interno della Chiesa. L’associazione, che è stata presentata giovedì a Lugano, è in pratica una consorella per la Svizzera italiana della romanda SAPEC, che opera già dal 2010, e dell’IG-M!kU, attiva nella Svizzera tedesca da tre anni.
Il GAVA è indipendente perché non ha alcun tipo di legame con la Diocesi di Lugano, né con gli apparati statali. Lo scopo principale è l’ascolto delle vittime, che poi vengono accompagnate in un percorso che porti ad elaborare il trauma ed, eventualmente, anche a denunciare i fatti alla magistratura. Ma come tenere lontane eventuali ingerenze e condizionamenti esterni? “Credo sia proprio un nostro processo mentale poter dire quello che vogliamo, come vogliamo. Senza dover chiedere permesso a nessuno”, spiega la presidente Myriam Caranzano. “Il nostro gruppo - prosegue - è molto variegato e sono convinta che parlando ed essendo trasparenti tra noi, potremo dirci se qualcuno vede qualcosa su cui prestare attenzione. Cercheremo di mantenere questo focus che è per e con le vittime. Non è né contro la Chiesa, né contro non so chi altro, ma è per le vittime”.
A differenza delle altre due consorelle, nel comitato del GAVA non vi però alcuna vittima. Fatto piuttosto anomalo visto che queste associazioni nascono - e ne è un esempio proprio la SAPEC - proprio attorno alle figure delle vittime di abusi. Il GAVA, ha assicurato Caranzano, collabora in modo molto stretto con Sergio Piasentin e Raffaella Raschetti, che già hanno raccontato in questi anni le proprie vicende di abusi. La stessa Raffaella Raschetti spiega che il gruppo si rivolge “innanzitutto alle persone che fanno fatica a parlarne e portano ancora un peso o stanno portando magari anche il peso di una situazione in corso”. L’obiettivo, continua, è che “possano sapere di contare su persone di estrema fiducia. Accolte pienamente senza giudizio, senza nulla che in fondo ostacoli il loro desiderio di condividere un grosso peso”.
Il GAVA, proprio in quanto ente totalmente indipendente, si distingue dalla Commissione contro gli abusi istituita dalla Diocesi di Lugano. Alla presentazione della nuova associazione giovedì mattina era presente il vescovo Alain De Raemy, ma solo come auditore. Ha preso la parola per porre alcune domande, a dimostrazione del fatto che lui, come la Curia in generale, non è stato coinvolto nella nascita di questo gruppo. Collaborazione tra i due enti non ci sarà: “Nessuna”, conferma il vescovo: “Sono tutti enti indipendenti che vengono offerti a scelta delle persone che vogliono parlare, che siano testimoni o vittime”.
Attivo in questo ambito, anche se con modalità differenti, c’è pure il LAV (Servizio cantonale per l’aiuto alle vittime di reati). Sono quindi tre le entità attive, tutte appunto indipendenti una dall’altra. Il vescovo De Raemy qui solleva qualche perplessità: “La grande questione è se si sostituiscono le commissioni diocesane, che funzionavano in modo indipendente del vescovo, ma a nome della Chiesa, con queste due, l’ente statale e adesso il gruppo di persone competenti e vittime. Solo l’esperienza mostrerà se tre possibilità sono troppe. Ma penso che la diversità del tipo di ascolto serva anche alla diversità delle persone che vogliono parlare”.
SEIDISERA del 10.10.2024