La notizia dell'accordo sulla dimuzione del prezzo dei medicamenti raggiunto tra Dipartimento federale dell'interno ed industria farmaceutica sembrerebbe una buona cosa per quanto riguarda il contenimento dei costi della salute in Svizzera. Ma questa dimunuzione del prezzo dei farmaci si farà realmente sentire nelle tasche dei consumatori?
Lo abbiamo chiesto ad Antoine Casabianca, presidente dell'ACSI (Associazione conumatori e consumatrice della Svizzera italiana), che ha mostrato qualche perplessità a riguardo.
Signor Casabianca, come percepisce l'ACSI l'accordo appena raggiunto?
La notizia può essere catalogata come buona, per quanto riguarda il come si è giunti all’accordo abbiamo solo una parte di informazioni disponibili, certo è che ognuna delle parti in causa ha rinunciato ad alcune pretese, permettendo di arrivare ad un consenso che garantirà un certo risparmio sul prezzo dei medicamenti, dando comunque delle soddisfazioni all’industria per quanto riguarda la velocità di immissione sul mercato dei nuovi farmaci e la velocità di ottenimento delle relative autorizzazioni. Quest’accordo dovrebbe soddisfare entrambe i soggetti.
La diminuzione prevista si farà concretamente sentire sulle tasche dei consumatori?
Ecco, questa è la seconda parte della riflessione: i 720 milioni di franchi di risparmio sono da ripartire su tre anni, il che equivale ad un risparmio di 240 milioni all’anno. Ma questo per le assicurazioni malattia: sono loro che dovrebbero beneficiare di questa diminuzione dei prezzi. Ma questa diminuzione corrisponde a soli 34 franchi all’anno per assicurato, circa l'1% di un premio medio. Il calo non è immediatamente percepibile dal consumatore, ma visto l’aumento continuo del consumo di cure e il relativo aumento dei costi della salute, si dovrà arguire che il futuro aumento dei premi – che sicuramente ci sarà – sarà inferiore a quello che sarebbe stato senza quest’abbassamento dei prezzi. Ma difficilmente si potrà vedere una forte diminuzione dei premi delle casse malati solo con un accordo del genere.
Cosa ne pensa dei ricorsi inoltrati dal ramo farmaceutico contro la modifica dei termini di paragone con l’estero voluta dal Consiglio federale?
Dal punto di vista dell’industria c’erano sicuramente degli argomenti validi, tant’è che il Tribunale federale ha dato ragione alle aziende, che sostanzialmente hanno insistito sul fatto che il prezzo di un medicamento non può basarsi solo sul confronto dei prezzi fra svizzera ed estero. Finora c’è stata una fase di stasi: la proposta del Governo è stata bloccata dai ricorsi pendenti, adesso l’accordo è stato raggiunto con altri livelli di interpretazione fra le parti, senza rimanere fermi ad oltranza sulle proprie posizioni, ma, ripeto, difficilmente gli assicurati noteranno l’abbassamento del premio alla fine del mese.
Solo uno specchietto per le allodole dunque?
No, con questa dimunuzione si potrà contrastare in parte l'aumento dei costi della salute, ma per l’industria sono comunque 720 milioni di franchi che non entrano direttamente in cassa, nonostante le ditte produttrici potranno beneficiare di altri vantaggi (la diminuzione del tempo di immissione di un nuovo farmaco sul mercato, ndr) che si tradurranno forse in ulteriori risparmi un po’ per tutti. È comunque chiaro che i 720 milioni di franchi in meno per le ditte farmaceutiche verranno compensati altrove. Questo accordo è una vittoria parziale un po’ per tutti: l’effetto è un segnale del fatto che si può fare qualcosa in materia di diminuzione dei prezzi, ma per quando riguarda i costi della salute questa diminuzione è veramente esigua.
Dove si potrebbe intervenire per abbassare ulteriormente i prezzi dei medicinali?
In questo frangente sarà difficile intervenire ulteriormente: la ricerca è sempre più costosa e, anche se i medicinali che attualmente vengono immessi sul mercato sono perlopiù delle rielaborazioni di farmaci già esistenti, se vogliamo avere dei medicamenti nuovi ed efficaci i costi per la ricerca tenderanno ad aumentare. Laddove si può risparmiare è probabilmente sulla prescrizione, visto che i medici possono sempre scegliere dei generici (imitazioni di un prodotto originale privo di protezione brevettuale, ndr), al posto degli originale, ma, soprattutto, nell’effettivo consumo di medicinali. Probabilmente c’è ancora un margine di risparmio laddove sistematicamente si ricorre al medicamento anche se non ce ne sarebbe realmente bisogno: non è sempre il caso, ma spesso c’è un consumo eccessivo di farmaci e di prestazioni in generale in Svizzera.
Lei teme che con il nuovo sistema di comparazione dei prezzi a partire dal 2015 ci potrà essere un nuovo aumento delle tariffe?
Difficile da dire, ci sono altre trattative in corso, di solito questo dipende dal livello del potere di acquisto di un paese: se la capacità di spendere della popolazione aumenta di nuovo probabilmente aumenteranno anche i prezzi; viceversa, se la crisi si prolungherà oltre il 2015 i prezzi dei farmaci non dovrebbe aumentare.
Ludovico Camposampiero
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