"E’ un momento d'importanza epocale. I problemi nel Sopra-Sottoceneri non saranno del tutto risolti ma, di fatto, avremo un metrò tra Lugano, Bellinzona e Locarno che si aggiunge a quello tra Como, Mendrisio, Varese e Malpensa, che avremo nel 2018". Giovedì è prevista la caduta dell'ultimo diaframma della galleria del Monte Ceneri e Remigio Ratti, economista e professore esperto di trasporti, non ha dubbi: "E’ importante per l’aggancio alla Svizzera, ma la caduta del diaframma del Ceneri avrà ripercussioni importantissime anche all’interno del Ticino e della zona transfrontaliera".
"Purtroppo - aggiunge Ratti - resta un’opera incompiuta, frutto di un compromesso degli anni ’90. Si è scelto di fare prima gli investimenti per le tre gallerie di base, San Gottardo, Ceneri e Lötschberg e poi... "Il resto si vedrà". Ora purtroppo paghiamo proprio questo “il resto di vedrà".
Per il completamento a sud l'orizzonte è slittato al 2050. "Questa scadenza, con i problemi che abbiamo nel Sottoceneri e nelle circonvallazioni di Lugano e Bellinzona, è inaccettabile. Non si è lottato a sufficienza, 3-4 anni fa: Lugano lo ha fatto in parte e il Cantone ha smesso, vedendo l’opposizione e l'impossibilità d'inserirsi nella pianificazione ordinaria prevista per i nuovi investimenti ferroviari. E allora noi cosa facciamo? Costruiamo sei corsie di autostrada da Mendrisio a Lugano? Continuiamo a ragionare in modo settoriale, con la strada da una parte e la ferrovia dall’altra? No. Fortunatamente c’è chi ci sta pensando: sta nascendo il concetto Lu-Mi-Med, ovvero Lugano-Chiasso-Milano-Mediterraneo. E il Ticino ha tutto l’interesse a far buon viso a un nuovo concetto, che viene da ambienti privati milanesi. Obiettivo: arrivarci per il 2030-35. Sono in corso approfondimenti. E nei prossimi mesi ci saranno novità", conclude Ratti.
Joe Pieracci