I sindacati lanciano la mobilitazione: gli scioperi di pubblico e parapubblico arrivano a coinvolgere fino a ventimila lavoratori che giovedì potranno scegliere tra diverse forme di protesta. Il focus sarà sul settore sociosanitario e sulla scuola, considerati quelli che saranno più toccati dai tagli, mentre l’iniziativa non fa l’unanimità tra i partiti. In Ticino di scioperi non se ne vedono molti, l’ultimo risale a 12 anni fa.
Per Fabrizio Sirica, copresidente del PS, la situazione è grave “perché infermiere, docenti, poliziotti hanno delle richieste, hanno dei bisogni della cittadinanza che non riescono più ad ottemperare ed è questo che frustra ed è questo che dà fastidio. Quindi questo sciopero significa politica”, un messaggio per dire che non è stato compreso “nulla di quello che il Paese ha bisogno, di quello che abbiamo detto nel preventivo ed è quello che faremo capire giovedì”.
Per Alessandro Speziali, presidente PLR, “si tratta di radicalizzare un tema e soprattutto estremizzare. L’amministrazione cantonale, dice, soprattutto anche il corpo docenti non ha bisogno queste dinamiche ed infatti è solo una parte che per fortuna sciopera. Ma penso che visto dall’esterno è un segnale assolutamente sbagliato e anche controproducente se pensiamo alle prossime votazioni, tra cui quella sulle misure di compensazione per la cassa pensione”. Misure su cui si dovrà esprimere la popolazione ticinese. “Sono due temi separati, prosegue Speziali, ma quello che io sento dalla popolazione, soprattutto della popolazione che lavora nel privato, è un certo fastidio verso questo sciopero soprattutto perché è poco solidale e perché fondamentalmente non raggiunge l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro”.
Sirica rispedisce al mittente questa tesi. “Lo scandalo, conclude, risiede nelle condizioni del privato. Il pubblico deve avere anche l’attrattiva di dare l’esempio, perché non concedere il rincaro vuol dire dare a moltissime aziende, anche nel privato, la possibilità dire non l’ha fatto il Cantone non lo faccio neppure io”. Oltre che dal Partito Socialista, lo sciopero è condiviso pure dai Verdi, per i quali il rischio di un muro contro muro, in vista anche delle discussioni della prossima operazione di tagli, quella del prossimo anno c’è ma, dicono, non è dipeso dai dipendenti. Come il PLR, anche il Centro definisce lo sciopero un autogol in vista delle decisioni sulle misure di compensazione per mitigare la riduzione dei tassi di conversione. A destra la Lega dei ticinesi parla di una misura non conforme alla cultura svizzera e, dopo le decisioni del Gran Consiglio, priva di motivazioni. Per l’UDC saranno i lavoratori del privato a finanziare i privilegi dei dipendenti pubblici.