L’energia solare in alta quota interessa sempre più anche il Ticino, con l’Azienda elettrica ticinese (AET) che è ora interessata a costruire impianti fotovoltaici di grosse dimensioni in montagna.
“Stiamo studiando la posa di pannelli, tuttavia in zone già compromesse dall’uomo, come gli impianti sciistici o altri luoghi, ma non posti dove la natura è ancora vergine”, spiega alla RSI Roberto Pronini, direttore dell’AET.
Se non si dovesse trovare un posto idoneo, AET parteciperà comunque ad altri progetti, forse in Vallese, dove sul tavolo ce ne sono già almeno tre pronti, tra i quali quello di Gondo.
Già qualche anno fa AET fece dei test, montando impianti su ripari valangari. Il test permise di accertare la maggior produzione di energia durante l’inverno, ma poi le autorità decisero di non lasciare posare i pannelli sulle strutture per questioni di sicurezza.
Nulla di nuovo per chi come Benedetto Antonini, già responsabile della Divisione della pianificazione territoriale, lavorò per anni al Dipartimento del territorio. “Tra la Val Canaria e il Ritom – spiega – c’è una montagna con la cima arrotondata che si sarebbe prestata bene ad accogliere un campo di fotovoltaico, ma allora non c’era questa urgenza e nessuno penso voleva finanziarlo”.
Oggi questi maxi-impianti dovrebbero garantire almeno 5 gigawattora, per aumentare la produzione invernale. L'idea è di inaugurare il primo già nel 2025. Le organizzazioni che tutelano l'ambiente, tuttavia, sono prudenti. Benedetto Antonini, che oggi è vicepresidente della Società ticinese per l’arte e la natura (STAN) aggiunge che: “Viviamo un’emergenza energetica e siamo sicuramente disponibili, ma chiediamo semplicemente di non prendere di mira i luoghi protetti, quelli più simbolici e significativi per il paesaggio ticinese”.
Intanto in Ticino si guarda anche altrove, come avviene in altre parti della Svizzera. “Abbiamo valutato anche le facciate delle dighe – sottolinea il direttore di AET Roberto Pronini – stiamo facendo un progetto per quella del Ritom dove installeremo un primo impianto solare e stiamo facendo valutazione per la diga del Sella”.
Le altre dighe, invece, non sono baciate dal sole come dovrebbero per dare una mano in più.