Il Consiglio di Stato ticinese ha sottolineato oggi, mercoledì, che è necessario predisporre una nuova legge sulla polizia, anche solo per il fatto che quella attuale è vecchia di più di 30 anni. E così dopo dieci anni di lavori il Dipartimento delle istituzioni ha presentato la nuova normativa che disciplina il lavoro degli agenti di polizia, lanciando la procedura di consultazione. Una legge che dovrà valere per tutti: sia per la polizia cantonale, sia per quelle comunali, in attesa che la politica decida di un'eventuale polizia unica per tutto il Ticino.
La legge sulla polizia in Ticino, è stato ricordato nel corso della conferenza stampa a Bellinzona, porta la data del 12 dicembre del 1989. Un mese prima cadeva il muro di Berlino. Da allora non solo il mondo è cambiato, sono emersi anche nuovi valori e anche il modo di intendere e vivere i rapporti tra cittadino e autorità è di certo mutato. Anche da qui l'esigenza di forgiare una nuova legge in materia. Ma quali sono i principali criteri che hanno guidato questa riforma? “L’attuale legge è vecchia: ci sono ancora definizioni di situazioni che non esistono più o che sono cambiate negli anni. Serve quindi un riordino, inoltre bisogna renderla più semplice e comprensibile e applicarla a quella che è l’evoluzione della società, che negli ultimi 30 anni è cambiata”, risponde il comandante della polizia cantonale, Matteo Cocchi
La nuova legge che mette l'accento anche su tematiche attuali, come la cybersicurezza o la lotta alla pedopornografia online. Con un filo conduttore: la nuova norma serve per definire gli ambiti di lavoro della polizia, vale quindi per la polizia cantonale ma anche per chi svolge questo compito a livello comunale. Non dà quindi nessuna indicazione per sciogliere il nodo dell'eventuale creazione di un corpo unico su scala cantonale.
Previste invece novità, ad esempio, nel contrasto alla violenza, in particolare per poter allontanare più a lungo dal proprio domicilio chi minaccia o colpisce i famigliari, e qui molto spesso sono le donne a subire le conseguenze di queste violenze. Bernadette Rueggsegger, responsabile del servizio giuridico della polizia ticinese spiega alla RSI che “si è per esempio deciso di portare da 10 a 30 giorni la durata massima dell’allontanamento, una decisione che può essere presa direttamente dall’ufficiale di polizia. Questo è in linea con quanto si fa già in altri cantoni e in Ticino c’è anche stata una mozione in questo senso”.
Si è pertanto preso spunto anche da quanto capita a livello normativo in altri cantoni, aggiunge Cocchi: “Negli ultimi 10 anni vari cantoni hanno cambiato le loro leggi e sulla base di queste esperienze e anche di decisioni del Tribunale federale abbiamo cambiato la legge”.
“L’obiettivo è la chiarezza”
E su questa nuova legge, che da oggi è in consultazione - e lo rimarrà fino al termine del prossimo mese di settembre - Roberto Porta ha interpellato il consigliere di Stato Norman Gobbi, responsabile del Dipartimento delle istituzioni. Quindi anche del dossier "polizia".