Il prezzo dell'uva quest'anno, fissato indicativamente a 4 franchi, sarà più basso rispetto all'anno scorso, quando i i vinificatori ticinesi acquistavano l'uva a 4,15 franchi al chilo, e se ne ritirerà meno, ma sempre di più di quanto previsto in primavera. E così il settore resta fragile, sebbene le vendite di vino stiano lentamente tornando a crescere.
"Avevamo garantito il ritiro di un mezzo chilo al metro quadrato - spiega il viticoltore Rudy Studer ai microfoni della RSI - Ricordo che i limiti di produzione l'anno scorso erano di un chilo. Adesso le cose sembrano raddrizzarsi".
Studer, con i suoi 5 ettari di vitigno merlot, tira un sospiro di sollievo. Le cantine ritireranno infatti fino a 800 grammi di uva al metro quadrato. Non tutta però a 4 franchi al chilo. "Dipende dalle cantine - prosegue Studer -, lo sforzo si vede che è stato fatto. Ci sono cantine che almeno 700 grammi dovrebbero pagarli 4 franchi al chilo, mentre l'eccedenza fino agli 800 qualcuno in meno".
Non si tratterebbe dunque di cattiva volontà: come spiega Andrea Conconi, direttore di Ticinowine, "abbiamo stato stimato che il lockdown determinerà una diminuzione delle vendite di un milione, un milione e mezzo di bottiglie, pari a circa 20 milioni di franchi, che per un settore come il nostro sono tanti".
Il consumo di vino è ripartito anche grazie al turismo, ma ad aiutare ancora più concretamente potrebbero essere i 138'000 litri che diventeranno disinfettante grazie al contributo della Confederazione e i progetti proposti al Cantone, che vedrebbero trasformati in bollicine a basso prezzo e succo d'uva mezzo milione di chili di uva. "Possiamo ritenerci un po' più contenti di prima - conclude Studer - anche se i costi di produzione dei viticoltori non verranno coperti quest'anno a causa del limite di produzione più basso".
Non si raggiungeranno quindi i 35'000 franchi a ettaro necessari per coprire i costi di produzione. Una situazione che se perdurasse potrebbe causare difficoltà insormontabili a tutti i viticoltori.