Il Consiglio federale l’ha definita una "piaga sociale", il Governo ticinese "preoccupante": è la violenza domestica, che non accenna a diminuire. Anzi è stabile nel numero degli interventi di polizia relativi ai primi 6 mesi dell’anno.
La violenza domestica in cifre
La distinzione tra autore e vittima, ha fatto sapere alla RSI, la polizia cantonale ticinese, non è sempre chiara al momento del primo intervento. Ma indicativamente in un terzo dei casi, le parti figurano nel doppio ruolo di autore e vittima; poi nel 60% dei casi l’autore è solo l’uomo, nel 6% solo la donna. Si tratta quasi esclusivamente di coppie eterosessuali, prevalentemente sposate: entrambi i partner sono di nazionalità svizzera nel 29% dei casi, nel 33% sono entrambi stranieri e nel 38% si tratta di una coppia mista.
Più sostegno alle vittime, ma non solo
Il Consiglio federale ha pubblicato il piano di attuazione nazionale della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. E’ focalizzato su tre temi principali: l’informazione e la sensibilizzazione della popolazione, la formazione di base degli specialisti e la prevenzione e la lotta contro la violenza sessuale e sessista. Si basa su 44 misure e tra queste c’è anche il rafforzamento del lavoro con gli autori e le autrici di violenza (consulenza e programmi di apprendimento).
Un programma di prevenzione per gli autori e le autrici
Dal luglio del 2020, in seguito ad un cambiamento nel Codice penale, il giudice o il pubblico ministero possono sospendere il procedimento penale a carico dell’imputato, imponendogli un programma rieducativo. Ma solo se la vittima lo richiede; dura sei mesi. In Ticino, il servizio del Dipartimento istituzioni incaricato della gestione del programma di prevenzione è l’ufficio dell’assistenza riabilitativa. Ha ricevuto finora 12 casi, 5 dall’inizio del 2022.