Ticino e Grigioni

Voce alle famiglie arcobaleno

Domenica è la giornata mondiale a loro dedicata. In Svizzera hanno spesso a che fare con "burocrazie assurde". Le testimonianze

  • 5 maggio 2019, 20:08
  • 22 novembre, 22:17
03:30

CSI 18.00 del 5.5.2019 - Il servizio di Daniela Giannini

RSI Info 05.05.2019, 19:09

  • pixabay
Di: CSI/Bleff 

Il Matrimonio per tutti: l'iniziativa parlamentare dei Verdi liberali, attualmente in consultazione a livello federale se accettata significherà un cambiamento importante per le "famiglie arcobaleno", che a Lugano, così come in tutta la Svizzera e nel resto del mondo, hanno festeggiato domenica la giornata della pluralità delle forme famigliari.

Una realtà quella delle coppie omosessuali con figli che, se ampiamente accettata dalla società svizzera, ancora deve combattere con una legislazione discriminante. È possibile, ad esempio, assistere alla nascita del proprio figlio, ma poi bisogna attraversare lunghe procedure di adozione.

"Intorno al 2014 abbiamo cominciato ad informarci su come avremmo potuto fare (per avere dei figli ndr)", spiega ai microfoni RSI Sara, sposata e in unione domestica registrata da 10 anni. In Svizzera la procreazione medicalmente assistita è accessibile solo alle coppie eterosessuali sposate. Quindi per due donne la necessità è quella di andare all'estero".

Molti viaggi in Danimarca, poi finalmente nel 2016 la nascita di una bimba. Qui parte un nuovo inizio, segnato però da molte limitazioni date dalla legislazione vigente in Svizzera. "La bimba nata all'interno del nostro matrimonio è stato un progetto di coppia", prosegue Sara ,"ma io non sono mai stata sua madre per lo Stato, quindi anche se la scelta è stata condivisa da subito, anche se è il frutto dell'amore di due persone, purtroppo agli occhi della legge io per lei ero quasi una sconosciuta: la moglie della madre biologica".

Se è difficile per due donne, lo è ancor di più per due uomini, come conferma Paolo: "Due uomini per arrivare ad avere una famiglia con dei bimbi hanno bisogno di ricorrere all'aiuto di donne che abbiano il desiderio e il piacere di partecipare alla costruzione di questa famiglia".

Una possibilità Paolo e suo marito, conviventi da 15 anni , la trovano in California, dove da decenni le leggi tutelano tutti i protagonisti di un progetto tanto delicato: "Si incontrano le persone coinvolte e c'è una sorta di selezione reciproca: bisogna piacersi, ci sono degli screening, dei test da passare da entrambe le parti". I loro due gemelli, negli USA, sono registrati come figli di entrambi i papà, ma non in Svizzera, dove il riconoscimento è solo per il padre biologico.

"La prima tappa" prosegue Paolo, "è stata quella di iscrivere i bambini in Svizzera per fargli ottenere la cittadinanza, cosa che viene fatta facilmente per la presenza di un padre biologico. Poi, con la nuova legge, il partner può adottare a sua volta i bimbi, ed è questa la procedura che stiamo portando avanti adesso". Entrata in vigore il primo gennaio 2018, è equiparabile a quella di una normale adozione, anche se la figlia o i gemelli li si è visti nascere, quindi mesi e mesi di colloqui, incontri con assistenti sociali, psicologi, e tanta documentazione.

"Un aneddoto?", conclude Sara, "per adottare mio figlio ho dovuto fare le vaccinazioni! È vero che le procedure da seguire sono a tratti un po' assurde, ma non si può cambiare la società da un giorno all'altro, e tutto sommato il bilancio dell'esperienza è senz'altro positivo".

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