La dichiarazione di colpevolezza di Michael Cohen, che ha ammesso le violazioni della legge elettorale, pesa su Donald Trump più della condanna di Paul Manafort per frode bancaria ed evasione fiscale, che è frutto delle indagini sul Russiagate ma riguarda in realtà precedenti consulenze politiche dell'ex capo della campagna del presidente. Cohen, che pagò il silenzio di due donne che dichiaravano di aver avuto relazioni con il magnate, ha detto infatti di aver agito per conto dell'allora candidato alla Casa Bianca. Dopo averlo negato in un primo tempo, Trump ha ammesso di aver restituito parte di quel denaro.
RG delle 12.30 del 22.08.2018 I casi Cohen e Manafort spiegati nel servizio di Emiliano Bos
RSI Info 22.08.2018, 14:19
Contenuto audio
"Di fatto Trump viene coinvolto in un reato, un crimine federale di cui è eventualmente colpevole anche lui. Da privato cittadino avrebbe potuto finire a processo, da presidente potrebbe condurlo a un impeachment", spiega Mario Del Pero, professore di relazioni internazionali all'Istituto di studi politici di Parigi. L'impeachment, però, "è una procedura tutta politica e le condizioni perché venga attivata oggi mancano. Forse potrebbero cambiare con le elezioni di midterm del novembre prossimo".
Mario Del Pero
Ma è solo una questione poltica? Per Del Pero in larga parte sì. Il presidente e la sua amministrazione "hanno lavorato alacremente per delegittimare l'inchiesta in corso e presentarla come politicamente motivata. (...) Questa campagna ha sortito dei risultati guardando ai sondaggi: una larga maggioranza sembra voler credere a Trump e appoggiarlo. Le cose potrebbero ancora cambiare e bisogna vedere che effetto avranno le dichiarazioni di Cohen".
E ora? "Ci sono due opzioni estreme", afferma l'esperto. "La prima è che si conceda da solo la grazia, come già ipotizzato dallo stesso inquilino della Casa Bianca e dal suo legale di riferimento Rudolph Giuliani. La seconda è che cambi la maggioranza alla Camera e che questa faccia partire la procedura di impeachment. Basterebbe una maggioranza semplice, ma le cose si complicherebbero al Senato dove occorrono i due terzi dei voti".
La prima avrebbe conseguenze sul piano della credibilità e del consenso politico, "ma il partito repubblicano è pienamente trumpizzato, se si può usare questo termine, e l'elettorato non è disposto ad abbandonare Trump. Questo dà l'idea della polarizzazione attuale negli Stati Uniti, una polarizzazione che protegge il presidente e che il presidente cavalca".