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La Tunisia e il dilemma dell’articolo 80

Il presidente Kais Saied gela le attività del parlamento e manda a casa il primo ministro in nome della Costituzione, ma la Corte Costituzionale non convalida la misura

  • 26 luglio 2021, 17:11
  • 10 giugno 2023, 12:53
03:20

RG 12.30 del 26.07.21: le spiegazioni da Tunisi della giornalista Arianna Poletti in collegamento con Marcello Fusetti

RSI Info 26.07.2021, 15:36

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Di: Arianna Poletti 

Sono momenti delicati per la democrazia tunisina. Domenica 25 luglio il presidente Kais Saied ha annunciato il gelo delle attività del parlamento per un periodo di 30 giorni e le dimissioni dell’attuale capo del Governo tecnico in carica, Hichem Mechichi, revocando l’immunità parlamentare a tutti i deputati. Il presidente recupera così il potere esecutivo e annuncia di voler governare via decreto affiancato da un premier con un ruolo minore, mentre l’esercito sfila in Avenue Bourguiba e circonda la sede dell’Assemblea nazionale.

Dopo il discorso di Saied, durante la notte la folla si è riversata in Avenue Bourguiba, il viale simbolo della rivoluzione del 2011, violando il coprifuoco per festeggiare la fine di mesi di paralisi politica che hanno coinciso con la mala gestione della più violenta ondata di Covid-19 attraversata dal paese nordafricano. La decisione del presidente è stata inizialmente accolta positivamente dalla piazza, che ha scandito slogan contro il governo e acclamato Kais Saied. Anche l’Unione Generale Tunisina dei Lavoratori, principale sindacato tunisino, ha annunciato di appoggiare la scelta di Saied.

La Tunisia attraversa un luglio particolarmente caldo durante il quale crisi politica, sociale ed economica, accelerate da una situazione sanitaria catastrofica, convergono. La quarta ondata di Covid-19 ha dato il colpo di grazia alla paralisi politica che va avanti da mesi, da quando il braccio di ferro tra i tra presidenti (della Repubblica, Kais Saied, del Parlamento, Rached Ghannouchi, e del Governo, Hichem Mechichi) ha portato ad un’interruzione del normale funzionamento delle istituzioni, incapaci di dare risposte alla popolazione tunisina duramente colpita dalla pandemia.

Il presidente della Repubblica, infatti, rifiuta che i ministri nominati dal capo del Governo a gennaio 2021 prestino giuramento di perché sospettati di corruzione. Secondo Saied “le nomine non rispetterebbero la costituzione”. Mentre c’è chi teme una deriva autoritaria, proprio alla costituzione del 2014 fa appello Saied per giustificare le decisioni del 25 luglio, citando l’articolo 80. L’articolo 80 permette alla presidenza della Repubblica di “prendere misure eccezionali” in caso di “pericolo imminente che minaccia le istituzioni della nazione e il funzionamento regolare dei poteri pubblici”. Ad autorizzare le “misure eccezionali” dovrebbe essere, però, il presidente della Corte Costituzionale.

Solo la Corte Costituzionale potrebbe infatti pronunciarsi di fronte alle accuse di colpo di Stato espresse dal partito di maggioranza in Parlamento – Ennahda, guidato da Rached Ghannouchi. I tunisini attendono la Corte dal 2014 ma non è mai stata nominata. Proprio per questo c’è chi teme che, in assenza di qualsiasi contropotere che possa esercitare una forma di controllo, Saied abbia mano libera nei prossimi mesi. Durante la giornata di lunedì, dopo aver costretto alle dimissioni il presidente del governo attuale Hichem Mechichi, Saied ha rimpiazzato anche il ministro della difesa e quello della giustizia. La società civile tunisina si divide allora tra chi appoggia il presidente e chi teme un ritorno al passato.

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