Per il quarto giorno consecutivo la Russia ha attaccato con missili Kalibr il porto ucraino di Odessa, dove - secondo il governatore locale – 120 tonnellate di cereali sarebbero state distrutte.
Intanto l'impennata del prezzo delle granaglie, dopo la decisione presa lunedì da Mosca di lasciar scadere l'accordo per l'esportazione dei cereali attraverso il Mar Nero, espone milioni di persone al rischio della fame o peggio, secondo il vicesegretario generale delle Nazioni Unite agli affari umanitari Martin Griffith: “A risentirne in modo più acuto saranno soprattutto gli abitanti dei paesi in via di sviluppo”. L’ONU è anche preoccupata per nuovi rischi di escalation, dopo che Mosca ha annunciato di avere effettuato manovre militari nel Mar Nero, dove la tensione è ormai altissima.
Ma secondo il governo russo solo il 3% del grano distribuito in un anno grazie all’accordo appena terminato è andato ai paesi poveri. “Il corridoio nel mar Nero è stato usato dall’Ucraina per attaccare il ponte di Crimea”, ha affermato il viceministro degli esteri russo Sergei Verhsinin. Il presidente ucraino Zelenski dal canto suo dice che quel ponte è “un oggetto nemico costruito fuori dalla legge” e come tale “deve essere neutralizzato”.
Citando tre fonti confidenziali, il Financial Times scrive che Vladimir Putin avrebbe un piano per rifornire l’Africa di cereali e tagliare fuori Kiev dai mercati globali, appoggiandosi su Turchia e Qatar. Ma secondo il quotidiano britannico nessuno dei due paesi avrebbe per ora accettato. Ankara in particolare insiste sulla necessità di ricondurre l’intesa appena scaduta; il presidente Erdogan dice che ne parlerà con Putin, ma da Mosca replicano gelidi: non c’è nessun appuntamento previsto.
Gli Stati Uniti annunciano che Kiev sta usando con grande profitto le nuove armi ottenute e anticipano che tra qualche settimana inizierà laddestramento dei piloti ucraini per i caccia F16.