Le chiamiamo in modi diversi, ma il risultato è lo stesso. Emoji, emoticons o faccine: le icone da tastiera sono divenute ormai indispensabili nella comunicazione quotidiana. In moltissimi le usano, sostituendole sempre più spesso alle parole scritte. Addirittura, c’è il caso di una recente sentenza che ha stabilito, non senza stupore, come il pollice in su possa avere valore legale quale firma su un contratto.
Ne hanno fatta di strada, insomma, le emoticons. Dalla prima, una semplice faccina triste, allegra o pensierosa, inventata nel 1999 da un designer giapponese per rappresentare gli stati d’animo, alle più recenti, faccine gialle usate in un tweet delle Nazioni Unite per celebrare la diversità.
Anche per l’Unicode Consortium, l’associazione californiana che lavora per consentire alle persone di tutto il mondo di utilizzare i computer in qualsiasi lingua, fornendo specifiche e dati fruibili liberamente per costituire la base per l’internazionalizzazione dei software, le emoticons sono ormai strumento essenziale per esprimere l’inclusione. L'emoji, infatti, è un simbolo che vale più di mille parole, una forma di linguaggio tout court.
La giornata mondiale delle emoji
SEIDISERA 17.07.2023, 18:31
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