I terreni intorno a Seborga, nell’entroterra ligure, nei giorni scorsi si sono tinti di giallo. Il piccolo borgo medievale è infatti uno dei maggiori produttori di mimosa a livello europeo. Seborga però ha anche un’altra peculiarità: non è un comune italiano come gli altri perché, per i suoi abitanti, è a tutti gli effetti un Principato. E come dar loro torto visto che Seborga ha proprie istituzioni, guardie, stemmi e batte persino moneta, il Luigino.
Originariamente feudo dei Conti di Ventimiglia, prima dell’anno Mille Seborga fu donata ai monaci benedettini, e poi rivenduta nel 1729 a Vittorio Amedeo II di Savoia, Re di Sardegna. L’atto di vendita non fu però mai registrato e per questo, ancora oggi, se ne rivendica l’indipendenza.
Altra particolarità: dagli anni Sessanta, ogni sette anni, i seborghini eleggono il loro Principe. Ora, dal 2019, è in carica la Principessa Nina, di origini tedesche che ha abitato anche a Lugano. È lei la prima donna ad aver ricevuto l’investitura ufficiale.
Romina Vinci - Ilaria Romano