La polizia federale ha aperto ufficialmente un'inchiesta dopo aver ricevuto una denuncia per uso abusivo dello stemma e altri elementi della Confederazione, in merito al caso del falso manifesto del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) apparso sui social media negli scorsi giorni. Lo ha comunicato la stessa Fedpol alla RSI per iscritto. Il manifesto fasullo – lo ricordiamo – invitava i cittadini a segnalare alla Confederazione i propri vicini di casa se questi riscaldano la propria abitazione a una temperatura superiore a 19 gradi, nel quadro della penuria energetica che si prospetta per questo inverno. In sostanza il poster spiegava che chiunque faccia da delatore, riceverà una ricompensa di 200 franchi. I post sui social rappresentanti il manifesto, è emerso successivamente, sono stati inoltre attivamente condivisi dalla propaganda russa.
La notizia legata alla sua diffusione è stata immediatamente smentita dalle stesse autorità federali e a spiegare i dettagli dell’elaborazione del poster fasullo è stato anche il giornalista italiano e “debunker” (smascheratore di bufale, ndr.) David Puente, sul sito della testata informativa open, della quale è anche vicedirettore.
Ecco la sintesi dell’analisi dell’analisi di Puente con qualche aggiunta.
Il contenuto
Il manifesto non contiene solo i loghi della Confederazione – facilmente reperibili online - ma anche il vero numero del DATEC, anche questo consultabile sulla pagina online del Dipartimento. La presenza di loghi e numero conferisce all’operazione una parvenza di autorevolezza, anche se sarebbe bastato il tenore dell’inverosimile comunicazione oltre alla presenza, in basso a sinistra, di una curiosa scritta “ANONYM”.
La smentita
Quella circolata in rete è l’unica immagine della fantomatica iniziativa. Iniziativa smentita dal DATEC per voce del responsabile delle comunicazioni, Simone Hug. E anche con un annuncio direttamente sulla homepage del sito del Dipartimento. Anche la portavoce del DATEC Emanuela Tonasso, contattata da ATS-Keystone ha smentito, aggiungendo di essere stata contattata da diversi media stranieri per commentare la notizia, seppur falsa.
Un evidente fotomontaggio
L’immagine della ragazza – rileva David Puente – è facilmente acquistabile online, per esempio sul sito dedicato shutterstock.com. Lo stesso vale per quella del cartellone e dell’ambiente in cui è posto: la fotografia è stata rintracciata con una ricerca per immagini utilizzando il motore di ricerca russo Yandex. Ricoprendo il manifesto con un colore qualsiasi, l’immagine dell’ambiente – che ricorda l’interno di una stazione – viene rintracciata in varie fotografie.
L'immagine scaricabile su shutterstock
La fotografia dell'ambiente
Gli stessi riflessi delle luci, rileva Puente, si trovano per esempio in un’immagine pubblicata dal sito kreativeroute.com (pubblicata il 6 giugno 2021) e in quella del presunto manifesto del DATEC pubblicata a settembre.
I riflessi di luce combaciano
La diffusione russa
Il manifesto è stato diffuso sui social da vari profili, non solo svizzeri, compresi profili russi. Su tutti quello del giornalista e propagandista russo Solovyov, l’11 settembre attraverso il suo canale Telegram seguito da oltre 1 milione di utenti. Il propagandista dell’invasione russa in Ucraina, si legge ancora su Open, condivide a sua volta un post del 10 settembre 2022 del canale Shugaeva (Шугаева @ShugaevaNauka) nel quale si sostiene che l’immagine sia vera.
Solovyov sul suo canale Telegram
Il post di Shugaeva
Una precedente pubblicazione è stata anche riscontrata sul canale Telegram dell’agenzia bielorussa BelTA.
Il posto di BELTA
Inoltre, in data 6 settembre il sito internet di RT, finanziato dal Cremlino, ha diffuso una notizia riguardante presunte disposizioni e pene, anche detentive, per chi non le rispetta, inerenti limiti varati dal Consiglio federale per far fronte alla crisi energetica. Sempre RT, questa volta via Telegram, ha pure diffuso queste informazioni false con un testo in cirillico allegando un articolo del Blick, il cui tema era però quello dei rincari in generale: nessun riferimento da parte del media svizzero a presunte direttive e sanzioni.
Il post di RT su Telegram
“Succede che appena qualcuno tenta di contestare quanto sta accadendo (in Ucraina, ndr.) altri cerchino di avvelenare la discussione – conclude Puente interpellato dal Telegiornale della RSI –, in questo caso è toccato alla Svizzera”.